Gesù, salito sulla montagna, prendendo la parola, li ammaestrava dicendo:
BEATI i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
BEATI gli afflitti, perché saranno consolati.
BEATI i miti, perché erediteranno la terra.
BEATI quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
BEATI i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
BEATI i puri di cuore, perché vedranno Dio.
BEATI gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
BEATI i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati i poveri in spirito, perché di essi è la Verità!
“Gesù, vedendo le folle, salì sulla montagna; si sedette e i suoi discepoli gli si avvicinarono”. A seguirlo erano le folle, ma basta che salga sulla montagna, che si allontani dalla grigia monotonia del quotidiano, perché le folle si dissolvano e rimangano solo i discepoli ad ascoltare la sua Parola. Parola strana ma soave, contraddittoria ma reale, dura e insieme beatificante. Senti ripetere beato, beato e ti accorgi che quelle parole prendono consistenza e vita in Lui; che quel cammino è un percorso a Lui familiare, che quella amara condizione di povero, afflitto, affamato, assetato, Lui è venuto ad abbracciarla, ad assumerla, a trasformarla in relazione di filiale felicità verso il Padre, nella quale vuole coinvolgere te, rendere beato te.
Allora….beati i poveri, e noi pensiamo subito al mendicante, a chi subisce soprusi, a chi è senza difesa, a chi è debole, a quel povero che noi etichettiamo come “un povero Cristo”! E ci rimaniamo male considerandola una beffa!…
Questa però è una” situazione”; la povertà invece di cui parla Gesù non è uno” stato”, è una “relazione” di amore nello Spirito e con lo Spirito verso il Padre. E’ l’atteggiamento di chi si è incontrato non con un povero cristo ma con un “Cristo povero” che, per obbedienza al Padre annientò se stesso, da Dio che era si fece uomo e, attraversando tutti i sentieri tortuosi della nostra condizione umana, desidera comunicare questa beatitudine ai suoi discepoli.
Beato, allora, è il povero che pronto, con umiltà e semplicità rimette nelle mani di Dio se stesso e i suoi sogni; nel cuore del Padre affida le sue speranze e il suo futuro. Non esige certezze, ma in fiducia totale e in disponibilità assoluta: come il bimbo svezzato tra le braccia della mamma….
Beato, allora, è Francesco d’Assisi: nudo nel corpo, nudo nell’anima, spezzate le catene dei vizi, ora può rivolgersi a Dio, in piena libertà, in perfetta letizia : Padre nostro che sei nei cieli….
Beata è Madre Teresa di Calcutta: lascia tutto, appena scopre che” Gesù ha sete” .Quale Gesù? Quello presente nei moribondi di Calcutta, quello abbandonato nei marciapiedi…Cuore aperto alla gratuità di Dio, Madre Teresa, si ritrova ad essere dono di Dio per i fratelli.
E Teresa di Lisieux? E’ una ragazza di 15 anni che vive in un chiostro buio e freddo con una suora vecchia e brontolona mentre da una sala da ballo provengono suoni e luci , con tante damigelle corteggiate e baciate da tanta felicità. Eppure sua è la Verità: il distacco da un mondo effimero per servire nell’amore un membro sofferente di Cristo. E’ la pace di chi sa di essere assolutamente povera che non può contare che sul buon Dio!