Perché di essi è il cuore del Padre! (Lettera aperta di Dio ai suoi figli: uno prodigo e l’altro ingrato)
“Si dimentica forse una donna del suo lattante, una madre del figlio del suo seno? Ebbene, anche se costoro si dimenticassero, io non ti dimenticherò mai. Io ti ho delineato nelle mie mani. Ma se io mi sono scritto il tuo nome sul palmo della mano, come puoi tu soffocare il fuoco dell’amore che io ho riversato in te? Perché ti sei allontanato? Te ne sei andato con la parte di eredità che tu dici essere tua, ma che io ho accumulato per te, come hai fatto a non pensare che il tuo cuore batte solo perché il mio amore di padre lo ha voluto? E ora sono qui, alla finestra, ad attendere il tuo ritorno da una strada senza uscita, ad asciugare le lacrime del tuo ravvedimento…
Ma so anche che per un padre e per una madre, gli imprevisti da parte dei figli, non finiscono mai.
E infatti, ora che il figlio prodigo è rincasato e con lui il mio perdono e la serenità in famiglia, l’altro figlio, il maggiore è risentito per la mia festa, dispiaciuto per il ritorno del fratello.
E per me è ancora una sorpresa, è ancora sofferenza e ancora angoscia. Tu non puoi pretendere la stessa festa: tu sei rimasto a casa, tu non hai perso me, tu non hai sofferto la mia mancanza, tu non ti sei sentito disorientato tra i vicoli bui del vizio.
E poi dimmi, mentre tuo fratello era lontano, tu cosa hai fatto per lui? Lo hai mai cercato, ne hai avvertito la lontananza, ti sei preoccupato per la sua sorte, ti sei informato di lui, hai condiviso il mio dolore, mi sei stato vicino? O forse, invece, lo hai cancellato nell’assoluta indifferenza del tuo cuore inacidito, cullandoti di essere al sicuro a casa mia?
A che serve che io perdoni tuo fratello, se tu non ti lasci coinvolgere dalla mia stessa misericordia, se tu non ti apri a una fraternità condivisa con lui?
Come puoi osare dire “Padre nostro”, quando ti ritieni figlio unico e preferito, quando pretendi di essere il solo meritevole di stare in casa mia, tanto da non accettare che io perdoni tuo fratello che si è pentito ed è ritornato a me?
Pensa a mio figlio Gesù. Non era Dio? Eppure, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua somiglianza con me; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile a voi uomini e li amò sino alla fine, facendosi crocifiggere per amore a una croce? Te lo ricordi com’è stata accorata la sua supplica: ” Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”, ponendo così con la croce un arcobaleno di salvezza tra la mia misericordia e la vostra incoscienza.
Avete capito? Perdono io voglio, di misericordia io vivo e desidero che ne viviate anche voi, perché solo l’amore è la chiave per aprire il mio cuore di Dio e partecipare alla gioia eterna del mio amore di Padre.