I media, sviluppatisi con la crescita delle comunicazioni, non sono realtà che solo marginalmente hanno a che fare con la “memoria”, ma sono veicoli, contenitori, espositori di memoria. “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2).
La vita si fa storia è il tema della 54ª Giornata per le Comunicazioni Sociali, e sottolinea come nella comunicazione sia prezioso il patrimonio della memoria. La nota di presentazione del tema ricorda che “non c’è futuro senza radicamento nella storia vissuta” e che attraverso la memoria “avviene la consegna di storie, speranze, sogni ed esperienze da una generazione ad un’altra”.
Lo sviluppo tecnologico ha favorito una crescita impetuosa del volume di informazioni, ma pone anche interrogativi. La moltiplicazione di contenuti, soprattutto quelli veicolati dalla rete, si accompagna, infatti, al venir meno di significatività, se non anche di autenticità. La facilità e immediatezza con cui oggi si può pubblicare un contenuto permette di saltare ogni fase che precede la condivisione. L’evento viene condiviso mentre accade e lo vediamo ogni giorno, al racconto si sostituisce sempre più la semplice “segnalazione”.
Si rischia, così, una comunicazione senza spessore e senza verità perché senza memoria. È senza memoria perché senza storia, è senza storia perché senza riflessione.
Questo non deve accadere, soprattutto per noi cristiani, depositari del grande Racconto del Vangelo, portatore di una gioia che riempie i cuori (cfr E1), e che non può andar disperso nella massa anonima di altri racconti che portano solo “il vuoto”. Piuttosto, per noi, dice papa Francesco nel suo Messaggio, comunicare e raccontare dev’essere “fare memoria di ciò che siamo agli occhi di Dio, di testimoniare ciò che lo Spirito scrive nei cuori, di rilevare a ciascuno che la sua storia contiene meraviglie stupende”.
Don Pietro Roberto Minali