È una Antifona mariana attribuita ad un monaco dell’abbazia di REICHENAU, che si chiamava Ermanno Contratto († 1054) che è anche autore dell’altra antifona “Alma Redemptoris Mater”, che la Chiesa ci fa recitare e cantare nel tempo dell’Avvento.
I Domenicani furono i diffusori con il canto di questa antifona e papa Gregorio IX nel 1239, dietro suggerimento di San Raimondo de Peñafort la fece cantare in tutte le Chiese di Roma, ogni venerdì dopo compieta, poiché il sabato, giorno della Vergine, cominciava la sera precedente.
San Luigi IX Re di Francia nella sua cappella reale la faceva cantare ogni sera. Dal secolo XIII si diffuse in tante nazioni dell’Europa.
Questa preghiera è un appello, un grido che scaturisce da un cuore pieno d’angoscia, è il grido dei figli verso la madre in mezzo alle tribolazioni e alle angosce.
Ogni credente si apre a Lei con profonda pietà e grande spontaneità perché Lei porta Cristo nelle sue braccia.
Nella prima parte ci rivolgiamo a Lei, la piccola Ancella del Signore, con umanità, con devozione.
Dinanzi ad una donna fedele ed obbediente che ha condiviso la condizione del Figlio Servo per amore.
Al termine della sua vita è diventata la nostra Regina, come ci ricorda la Liturgia del 15 agosto.
Noi siamo a Lei debitori perché intercede per tutto il popolo e per noi suoi figli aiutandoci a sperimentare la Misericordia. Questa è la grandezza di Maria Madre di Gesù e Madre della Chiesa.