Lc 16,1-13
Questo brano del Vangelo di Luca ci pone alcune domande: quali sono le vere ricchezze? Come distinguere i beni materiali da quelli spirituali?
A parole la risposta può essere facile, molto più ardua è quella che diciamo con il nostro comportamento quotidiano. L’amministratore, travolto dalla cupidigia, amministra a proprio vantaggio i beni che gli sono stati affidati, senza accorgersi che la sua avidità lo rende schiavo di quella ricchezza. Solo davanti al rimprovero del padrone si rende conto del suo agire e restituisce il maltolto ai poveri. Quante volte sappiamo rinunciare in favore di altri? Siamo veramente certi di riconoscere i nostri errori? Quante attenuanti diamo ai nostri comportamenti? Se questi limiti condizionano il nostro agire, corriamo davvero il rischio di approvare qualsiasi strumento disponibile pur di ottenere l’obbiettivo desiderato. Dobbiamo imparare a porci davanti al prossimo con umiltà, per riconoscere in lui il volto di Cristo. Può sembrare difficile, ma mettendo il cuore al posto della ragione troveremo gli occhi che sveleranno la magnificenza di Dio. Solo nella gratuità dell’amore, senza tener conto del dare e dell’avere, saremo in grado di perdonare ed essere perdonati. Quanto prevale in noi l’istinto sulla ragione?