Lc 1,26-38
Prima che entri in scena Maria, l’angelo Gabriele è il mediatore, l’inviato, il mandato, il portavoce del progetto che Dio ha su Maria: Ella è chiamata a dare alla luce Gesù e in Lui Dio vuole rendersi alleato dell’uomo, facendosi uno di noi. Ecco la novità assoluta della nuova ed eterna Alleanza.
Luca, sin dall’inizio, presenta Maria in un atteggiamento attento e riflessivo, volto a cogliere il significato e le conseguenze della parola di Dio. Si delinea già un profilo di Maria come di una donna obbediente, che non accetta passivamente la richiesta di Dio, ma in piena libertà. Prefigurando la scena intravediamo la dinamica: uno parla e si attende che l’altra risponda dopo aver ascoltato. Quindi uno che fa la proposta con rispetto e l’altra che aderisca con amore. L’obbedienza, insomma, non è inghiottire un sopruso, ma è fare un’esperienza di libertà. Maria, donna di molta fede, da creatura libera e sapiente muove un’obiezione: «Come avverrà questo, dal momento che sono vergine?». E l’angelo, a questo punto, espleta uno dei compiti che spettavano ai mediatori dell’alleanza, quello cioè d’illuminare le parti di un patto, perché l’adesione al Signore venga dal cuore e dalla mente. “Lo Spinto Santo scenderà su di te”. Con tali parole l’angelo ha esaurito il suo compito di rivelatore del disegno divino. Ora si attende che la Vergine Maria si pronunci. Maria risponde: «Ecco la serva del Signore. Avvenga di me secondo la sua parola”. E qui l’evangelista Luca dà l’ultimo tocco alla scena, dicendo che l’angelo si partì da lei, quasi per recare a Dio l’accettazione di Maria, allo stesso modo in cui Mosè riferiva a Jahvè la risposta del popolo. Come Abramo, Maria si fida della “potenza” di Dio: nulla è impossibile a Dio.