Rivelami, Signore il termine dei miei giorni e saprò quanto sono effimeri…
Questa preghiera è una sofferta riflessione sul nulla della vita, sul vuoto dell’uomo, sul non senso della storia e delle cose.
Per ben tre volte risuona la parola vanità. In realtà il suo significato rimanda al soffio, all’alito di vento, all’ombra, alla nube che si dissolve al primo apparire del sole.
Così è la vita umana, una sequenza vuota di giorni, simili ad un’ombra che segue il sole e presto tramonta. Ci riempiamo di tante cose, ma alla fine siamo come foglie cadute ai piedi di un albero. E questo il “male di vivere”, quel male che attanaglia la nostra vita e ci lascia l’amaro in bocca. E’ quel vivere una esistenza senza significato. Questa preghiera “nuda”, rivolta a Dio, è poverissima ma nello stesso tempo è suggestiva. In questo cammino il cristiano va verso una meta luminosa la Pasqua di Cristo.