Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio…
Questa è una delle più belle preghiere del Salterio, nasce da un evento, un sacerdote del tempio di Gerusalemme a causa di una calunnia viene allontanato ed esiliato nel nord d’ Israele, vicino alle sorgenti del Giordano.
Da quel luogo, in mezzo a genti straniere innalza al cielo il suo lamento.
L’immagine della cerva che brama per la sete davanti ad un torrente asciutto diventa il segno della sete di una persona che soffre, che si sente lontana dalla sorgente della vita.
Le lacrime sono ormai l’unico cibo e l’unica bevanda. Ma la speranza attraversa la supplica di questo uomo. “Speranza in Dio, salvezza del mio volto e mio Dio”. Avere questa sete è, allora, segno di autenticità, essere consapevoli di avere bisogno di Dio, sorgente di pace.