Tommaso d’Aquino dice che l’Eucarestia è il più grande dei miracoli.
Il Concilio Vaticano II afferma che “nella santissima Eucarestia è racchiuso tuto il bene spirituale della chiesa, cioè lo stesso Cristo” (P.O. 5)
Con l’Eucarestia, Cristo ha sciolto il problema che poneva la sua partenza definitiva dal mondo; il Risorto cammina con noi e promette di accompagnarci verso il futuro.
Chiara Lubich dice: “No, non è rimasta fredda la terra: tu sei rimasto con noi”.
Nel segno del pane e del vino Gesù continua a donare la sua vita per l’umanità: dona sé stesso. Non è dunque un simbolo, un modo di dire, ripresenta a noi qui e ora il sacrificio di Cristo attuato sul monte calvario.
L’Eucarestia ha questo scopo: renderci un solo popolo nelle cui vene scorre l’amore di Dio. La dimensione più prossima dell’Eucarestia è indubbiamente quella del banchetto: il pensiero corre subito all’ultima Cena.
Sant’Efrem il Siro scrive: “chiamò il pane suo corpo vivente, lo riempì di sé stesso e del suo Spirito… e colui che lo mangia con fede, mangia Fuoco e Spirito”. Il cristiano che si nutre dell’Eucarestia deve riconoscere Gesù presente nel suo Corpo e nel suo Sangue.