L’apparente narrazione storica, con eventi e una trama, hanno un valore simbolico, filosofico, teologico. Tre sono i registri che reggono i primi capitoli del libro della Genesi.
Essi rappresentano le tre radicali relazioni dell’essere umano: verso l’alto (Dio) verso il basso (la materia, la natura, gli altri viventi), verso il proprio simile (la donna, cioè il prossimo che ci sta di fronte).
Il capitolo secondo della genesi traccia il progetto ideale del Creatore che fa brillare lo splendore della creatura umana “coronata di gloria e di onore” (Salmo 8,6).
Riflettiamo sulla relazione verticale: nella materialità, la polvere, scende dall’alto lo “spirito” vitale il “respiro di vita” trascendente.
È questo filo che unisce Dio e l’umanità. La tradizione adottando l’antropologia greca chiama “anima”.
Una seconda relazione: l’uomo è attratto anche verso il basso, verso la materia. Egli si accosta agli altri esseri materiali, viventi e inanimati. Egli “coltiva e custodisce la terra”. La creazione divina è completa quando le cose ricevono il nome dagli uomini.
L’uomo ora guarda non più verso l’alto o verso il basso ma davanti sé, cercando qualcuno che gli stia di fronte, e quindi sia simile a lui.
È il prossimo, l’altra creatura umana nella quale sia possibile specchiare i propri occhi, versare le lacrime e il riso, con la quale condividere ansie e speranze.
L’unione tra l’uomo e la donna è il vertice.