Nel cristianesimo c’è un “molto di più” come dice l’apostolo Paolo: Dio decide di deporre il manto della sua trascendenza e, sceglie di assumere in sé la carne, la nostra finitudine e fragilità. Comincia a farlo attraverso la nascita umana che è un inizio nel tempo.
Da adulto è costantemente in solidarietà con gli ultimi della terra e si attira l’accusa di frequentare cattive compagnie di prostitute, pubblicani e peccatori.
Gesù Cristo non si accosta solo all’uomo ma diventa uomo percorrendo la lunga galleria oscura della passione e della morte.
La “Passione” allora diventa l’atto estremo dell’“incarnazione”, Dio in Cristo trapassa il limite umano. Questa sofferenza interiore è data anche dal rinnegamento di Pietro e dal suicidio di Giuda. L’apice è il Golgota, là, con la crocifissione Gesù sperimenta l’atrocità della sofferenza.
David Maria Turoldo così dice: “Fede vera/è al venerdì santo/quando tu non c’eri/lassù! Quando non una eco/risponde al suo alto grido/e a stento il Nulla/ dà forma/alla tua assenza”.