Dal Vangelo secondo Matteo Mt 22,1-14
Gesù non paragona il regno dei cieli a un’assemblea liturgica, a un’immagine che richiama il tempio, ma alla festa più umana, più gioiosa, quella delle nozze, perché il suo è un regno di pace, di pienezza, di felicità. L’annunzio del regno ormai non è soltanto per i predestinati, ma per tutti coloro che sanno accogliere l’imprevedibile e scandalosa gratuità del dono. L’offerta d’amore di Dio, l’invito a partecipare al regno esige la conversione, un cambiamento radicale di mentalità e di vita. Il punto, dunque, è lasciarsi mettere l’abito nuziale, simbolo di una fede autentica, coerente, matura e integrata nella vita della persona, rifuggendo dalla tentazione di indossare abiti nostri, magari apparentemente eleganti, ma non quelli voluti da Dio. L’autenticità della conversione esige imparare a dirsi le vere motivazioni delle proprie scelte. Ammettere il bene dell’uomo significa mettere il bene della persona come valore fondamentale. Il Regno di Dio è un’alternativa per la società, dove al posto dell’accumulare ci sia il condividere, al posto del comandare ci sia il servire. E questo deve essere testimoniato attraverso azioni concrete.