Dal Vangelo secondo Matteo Mt 5,1-12a
In passato, più di oggi, i santi hanno goduto di una enorme popolarità: le chiese erano piene delle loro immagini e a loro si ricorreva forse più che a Dio. Erano considerati una specia di intemediari che avevano lo scopo di aprire la strada verso un Dio considerato troppo grande e irraggiungibile, inavvicinabile e lontano dai nostri problemi. Oggi, invece, ci si rivolge più direttamente al Signore con la fiducia dei figli. I santi vengono, giustamente, considerati fratelli e sorelle che, con la loro vita, indicano il cammino per essere discepoli di Gesù. La parola “santo” indica la presenza di una forza divina e benefica che permette di distinguersi, di prendere le distanze da ciò che è imperfetto, debole, effimero. Fra gli uomini solo Gesù di Nazaret può essere considerato veramente “santo”. Tuttavia anche noi possiamo partecipare dellasua santità. Lui è venuto per accompagnarci verso la santità di Dio, verso quella meta che sembra irraggiungibile e che ci ha indicato: “Siate perfetti come il padre vostro che sta nei cieli”. Paolo, indirizzava le sue lettere “a tutti i santi che vivono nella città di Filippi… Efeso… in Colossi… dell’intera Acaia”. Non scriveva ai santi del cielo, ma a persone concrete che abitavano la città. Erano loro i santi. Santo, allora, è ogni discepolo: sia che si trovi già in cielo con Cristo, o che viva ancora pellegrino su questa terra.