Dal Vangelo secondo Matteo Mt 22,34-40
Solitudine, silenzio, ascesi sono necessarie per la “vita interiore” e per incontrare Dio, ma divengono pericolosi se allontanano dagli uomini, se portano e disinteressarsi dei fratelli. La contrapposizione fra l’amore per l’uomo e il culto a Dio è fondata sui miti pagani. Prometeo aveva mostrato la sua amicizia verso gli uomini, insegnando loro i numeri, le lettere, l’agricoltura, la navigazione, la lavorazione dei metalli. Addirittura si era spinto fino all’Olimpo per rubare il fuoco agli dei e portarlo sulla terra. Per questa ragione Zeus lo aveva fatto legare a una roccia e aveva ordinato a un avvoltoio di dilaniargli le carni. In questo modo il Signore degli dei si era vendicato nei confronti di colui che, per amicizia dell’uomo, si era inmicato la divinità. Questo è contrario a quello che ci ha insegnato Gesù. Ogni promozione dell’uomo, ogni gesto nei confronti dell’uomo realizza il progetto di Dio: “Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: “Io amo Dio”, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il fratello”.Con ragione, partendo da uno sguardo evangelico, Prometeo può essere definito “l’uomo secondo il cuore di Dio”; il Signore, infatti, ha insegnato al suo popolo che “il giusto deve amare gli uomini” (Sap 12,19).