II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – 14 Gennaio 2024

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 1,35-42

A volte, in quel raro momento, capita anche a noi di imbatterci in un’immagine, in una suggestione di colori, e dirci:” Ecco, questa è la bellezza”. Di ascoltare una frase, di cogliere un tono, e sentire:” Ecco, questa è la verità”. Momenti di stupore, di grato appagamento: l’assoluto ci si rivela, così, gratuitamente. Gesù passa, Giovanni lo vede, lo fissa, e l’intima essenza di quel suo cugino, che pur già conosce , gli si manifesta, improvvisamente, in una maniera compiuta, perfetta; le parole gli escono da sole dalle labbra, in una definizione semplice esatta, calma e insieme trepidamente esultante. I due conoscono il loro maestro. Sanno che ogni parola da lui pronunciata ha il peso del piombo . E lo sentono parlare così, in questo modo. Perciò non hanno altra scelta, se non alzarsi e seguire Gesù, l’uomo che compie il disegno di Dio, destinato a rivelare il loro destino e il mistero del maestro. E non c’è tradimento , in questo abbandono di un mondo per un altro; la funzione di Giovanni è finita: egli è stato la grande fionda che lancia i discepoli nella più grande avventura. Anzi, è così profonda la fiducia dei due in Giovanni, che è solo sull’intuizione della sua anima che si fonda la loro partenza. Gesù non ha ancora pronunciato una sola delle parole che lo renderanno famoso e discusso in tutta la Giudea, non ha ancora fatto neppure uno dei gesti clamorosi che attireranno a lui le folle , e ha già due discepoli disposti a seguirlo , ad ascoltarlo, desiderosi di vedere dove abita, cioè quale posto del mondo potrà mai occupare il Messia. Sì, perché Giovanni li ha lanciati tra le braccia non solo di un maestro più grande, ma del vero e da sempre atteso Messia: questa certezza è già nel loro cuore , ma aspetta di prendere radici, quando entrano nella casa di Gesù. E sono le cose che lui dice loro , in quella giornata trascorsa insieme, ad operare il radicamento . Quel giorno ha una data sconosciuta; tanti anni dopo, quando il fatto viene narrato, è stata dimenticata . È rimasta scolpita nella memoria, invece, l’ora dell’incontro: l’istante del primo sguardo di Gesù che si volta, l’esitazione nel rispondergli, la sensazione degli abiti addosso, della polvere posata su quel muro, della luce forte, ma già un po’ calante del giorno, della curiosità degli occhi che frugano il mistero della casa del Messia… Si sono sentiti amati. In Gesù hanno riconosciuto l’amore. E l’amore va condiviso. Andrea incontra Simone, non ha bisogno di spiegargli molto: evidentemente bruciava nei due fratelli lo stesso desiderio. Lo porta da Gesù. E in questo incontro i due si riconoscono. Simone vede il suo Messia. Gesù fissa Simone: vede il suo Pietro, e gli consegna il suo posto nella storia della salvezza. La missione può cominciare. Dobbiamo serbare la memoria del nostro incontro col Signore. Non permettiamo alle angustie morali e materiali della vita, e neppure alle lusinghe e alle mollezze delle nostre giornate, di trascinarci lontano dal Messia. Ricordiamoci il suo sguardo, l’ora preziosa in cui ci ha fissato, e ha pronunciato il nostro nome, riconoscendoci per quel dono d’amore che siamo.