I credenti spesso sentono il mistero trinitario come una questione da affidare ai teologi, e non come una presenza da contemplare. È una cosa buona trasformare la conoscenza della Trinità in canto, in lode, in speranza, in fiducia per scoprire Dio Padre e Figlio e Spirito nel creato, nella società, nella nostra vita.
Una suora francese Elisabetta della Trinità (1880-1906) beatificata da Giovanni Paolo II nel 1984 nei suoi scritti che rispecchiano la sua esperienza mistica della Trinità così prega:
“O miei Tre, mio tutto, beatitudine mia, solitudine infinita, io mi abbandono a Voi in attesa di venire a contemplare nella Vostra luce l’abisso della vostra grandezza”.
La nostra fede in Dio spesso prescinde dalla contemplazione.
Dio “si china verso la sua povera, piccola creatura e la copre della sua ambra di luce”.