Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 12,20-33
Immaginiamo, per un attimo, di vivere la stessa situazione di Filippo. È domenica e ci siamo recati in chiesa per celebrare la Pasqua della settimana; per vivere il giorno del Signore insieme a tutta la comunità dei credenti; per testimoniare a tutti la bellezza del saluto finale rivoltoci dalla liturgia: “La messa è finita, andate in pace”. Ma per la nostra comunità è una domenica particolare… Nel sagrato della nostra parrocchia ad attenderci “c’erano anche alcuni Greci”, i quali si sono avvicinati a noi chiedendoci: “Vogliamo vedere Gesù”. Senza nascondere l’imbarazzo e la meraviglia suscitati dalla domanda, abbiamo riunito la comunità e con semplicità e gioia grande, con l’immagine del chicco di grano, abbiamo raccontato il mistero della Pasqua. La terra, il chicco di grano e il suo processo naturale per dare vita ad una nuova spiga, sono l’immagine attenta e reale di quelli che il cristiano è chiamato a vivere ogni giorno sull’esempio di Gesù. Morire a noi stessi, riconoscerci figli dell’Unico Padre, prendere ogni giorno la nostra croce, servire la Verità nell’affamato, nell’assetato, nel carcerato, nel forestiero è condizione necessaria per morire a noi stessi e portare molto frutto come il chicco di grano. A testimonianza di tutto ciò che l’evangelista Giovanni racconta che una voce dal cielo ha dato testimonianza di quello che Gesù stava dicendo. È la stessa voce udita da coloro che erano in fila dal Battista per ricevere il Battesimo. È la voce del Padre che annuncia ad ogni uomo che la salvezza si è compiuta nel Figlio che è venuto nel mondo non per giudicarlo, ma per salvarlo e che quando sarà elevato da terra attirerà tutti a sé.