Nel concilio apostolico celebrato a Gerusalemme dopo la morte di Giacomo il Maggiore, questo apostolo affermò insieme con gli altri che i pagani potevano essere accolti nella Chiesa senza doversi prima sottoporre alla circoncisione…
L’atto più rilevante da lui compiuto fu l’intervento nella questione del difficile rapporto tra i cristiani di origine ebraica e di origine pagana; in esso egli contribuì insieme a Pietro a superare, o meglio, a integrare l’originaria dimensione giudaica del cristianesimo con l’esigenza di non imporre ai pagani convertiti l’obbligo di sottostare a tutte le norme della legge di Mosè…
La lettura di San Giacomo ci mostra un cristianesimo molto concreto e pratico. La fede deve realizzarsi nella vita, soprattutto nell’amore del prossimo e particolarmente nell’impegno per i poveri.
Da ultimo, la lettera di Giacomo ci esorta ad abbandonarci alle mani di Dio in tutto ciò che facciamo, pronunciando sempre le parole:
“Se il Signore vorrà” (Gc 4,15).
Così siamo chiamati a fare spazio all’imperscrutabile volontà di Dio, che conosce il vero bene per noi. In questo modo San Giacomo resta un attuale maestro di vita per ciascuno di noi.
BENEDETTO XVI