Un sacramento non cerca di strapparci dal mondo, ma ci chiede di entrare nel cuore del mondo ed osservarlo più da vicino e più profondamente», scrisse Foley: questo è il matrimonio che non si esaurisce in un solo giorno di preghiere, canti, danze, banchetti con amici e parenti, ma continua nella vita quotidiana, ogni giorno nel ricordo di un amore che è diventato divino, cioè eterno, fedele e fecondo.
È chiaro che non si può fare del matrimonio una vita, ma una vita per il matrimonio, questo sì, e certa-mente, richiede impegno e qualche sacrificio. La vita di coppia può riservare momenti difficili, prove inaspettate, domande a cui rispondere. Questo millennio sembra porsi sempre più l’interrogativo: «Perché continuo a stare con te»? Sembra quasi che i rapporti duraturi e stabili spaventino l’animo umano e allora è necessario cercare risposte, non farsi prendere dalla sfiducia e credere. «Solo vivendo completamente nel mondo si impara ad avere fede», scrisse il teologo Bonhoeffer ed è questa la chiave del matrimonio: credere a quell’amore benedetto da Dio, forte come lo Spirito Santo per cui ci si è uniti, condividendo tutte le esperienze della vita.
L’amore è come un fuoco: se non aggiungi legna, muore, per cui deve essere alimentato. Uno sguardo, un abbraccio, una parola sono gli ingredienti di questo sacramento, la testimonianza di un Gesù che continua a schierarsi dalla parte dell’amore e dell’unione. Perché continuo a stare con te non sarà più una do-manda, ma la miglior risposta di un amore vero.
Letizia Battaglino