IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE

Non mi confesso perché: «Non ho tempo… e poi non so che cosa dire!»; «ll prete è un peccatore come me»; «Tanto ricado sempre nelle stesse colpe»; «Ho vergogna di dire i miei peccati a un altro»; «Mi confesso già a tu per tu con Dio».

Sono questi alcuni dei motivi che ci tengono lontani dal sacramento della Riconciliazione. Ma nel fare ciò dimentichiamo che, come facciamo con il medico quando si tratta della salute del corpo, così con fiducia, dobbiamo aprire il nostro cuore a Dio, attraverso il sacerdote. Papa Francesco ci incoraggia: «Non avere paura della Confessione! Uno, quando è in coda per confessarsi, sente tutte queste cose, anche la vergogna, ma poi quando finisce la Confessione esce libero, grande, bello, perdonato, bianco, felice. È questo il bello della Confessione!»

Perché confessarsi?

Perché siamo peccatori! Ossia pensiamo e operiamo in modo contrario al Vangelo. «Quando io vado a confessarmi è per guarirmi, guarirmi l’anima, guarirmi il cuore e qualcosa che ho fatto che non va bene» (Ibidem). Per questo la Confessione è un «sacramento di guarigione» e celebrarlo significa lasciarsi avvolgere dall’abbraccio dell’infinita misericordia del Padre. Il vero motivo che ci deve spingere alla Confessione, quello più perfetto, è la volontà di convertirsi, il desiderio di ricevere il perdono del Signore e di cominciare una vita nuova, di ritornare nella casa del Padre.

Al centro della Confessione sacramentale non c’è il tuo peccato, ma la misericordia di Dio, che è infinitamente più grande di ogni tuo peccato: «La Confessione non deve essere una “tortura”, ma tutti dovrebbero uscire dal confessionale con la felicità nel cuore, con il volto raggiante di speranza, anche se talvolta – lo sappiamo – bagnato dalle lacrime della conversione e della gioia che ne deriva».