DON STEFANO MORELLO (1883-1948)
Nato il 14 dicembre del 1883 da Michele e Antonia Nobile ed ordinato presbitero il 31 marzo del 1906 nella Basilica Cattedrale di Monreale, da S.E Mons. Gaspare Lancia Di Brolo (1884-1919). I primi anni del suo ministero presbiterale li esercitò in Carini, come cappellano della Chiesa del Sacramento contigua alla Chiesa Madre.
In occasione dei funerali dell’Arciprete di Carini Don Giuseppe La Fata, celebratesi il 20 febbraio del 1909 il giovane sacerdote Don Stefano si distinse componendo e recitando eleganti epigrafi latine dove sottolineò le qualità dello scomparso, sacerdote buono, umile e pio..
Partecipò alla prima guerra mondiale come Cappellano Militare con il grado di Tenente di Fanteria (1915-1918).
Nominato Canonico del Capitolo Metropolitano si trasferì a Monreale e li insegnò Lettere nelle classi 4° e 5° ginnasiale e Storia dell’arte nelle classi del Liceo.
Ricoprì anche la carica di Segretario della Commissione per la Conservazione del patrimonio artistico delle Chiese. Curò con alcuni articoli il Numero Unico “Religioni et Bonis Artibus stampato nel giugno 1925”, per l’ingresso di S.E. Mons. Ernesto Eugenio Filippi. Nuovo Arcivescovo di Monreale.
Per le sue qualità pastorali e culturali venne nominato Parroco di San Francesco d’Assisi in Monreale e servì il popolo a Lui affidato con grande zelo ed abnegazione fino al giorno della sua morte avvenuta il 14 giugno de1948. Il suo successore fu Don Salvatore Semilia
Riportiamo la testimonianza di D. Vincenzo Badalamenti stampata nel suo ultimo libro edito nel 2005 “Soffi di verginità”.
Se dovessi dare un giudizio sintetico su questo sacerdote insigne, direi senz’altro che era nello stesso tempo geniale e distratto. Formato alla migliore Scuola Monrealese, fin dai suoi giovani anni, seppe emergere soprattutto nel campo delle lettere. Oratore elegante e forbito, fu conteso dai più grandi pulpiti d’Italia. Sua dote naturale era l’improvvisazione. Se fosse stato più attento alle sue cose, avremmo avuto testi di Storia dell’Arte, Saggi di sacra oratoria, poemetti vari, e composizioni italiane e latine di rilevante valore. Il prof. D. Antonio Nunziato nell’epigrafe esposta alle porte della Madre Chiesa di Carini nel giorno della sua morte scrisse: « la brillante e il fascino dell’eloquenza la vastissima cultura sacra e profana l’ardore per il bene il vero e il bello e tutte le doti del suo nobile cuore consacrò alla chiesa di Dio e facendosi tutto a tutti». Abbiamo di lui diversi epigrammi e liriche pubblicati in varie riviste, ed inoltre: il libro di poesie “Il Velo d’Iride” edito nel 1943. Il suo stile è semplice: il suo verso risente molto del D’Annunzio anche se il suo tono pacato lo rende più vicino al Pascoli. Altro saggio della sua cultura, lo troviamo nel libro « L’etica Cristiana» Antologia del Nuovo testamento Edizioni Sandron Palermo 1930, ad uso delle scuole medie superiori, in cui l’Autore afferma che «la filosofia cristiana è la derivazione diretta della predicazione evangelica che è contenuta nei libri del Nuovo Testamento». Dopo un capitolo dedicato a «la trascendenza della nuova etica», si ferma a commentare nel suo stile inconfondibile il discorso della montagna, le parabole del Seminatore, del buon Samaritano, del Figliol prodigo… presenta infine un’appendice con testi di riferimento di filosofi antichi. Do qui un saggio della sua poesia ne «il velo d’iride»:
IL VELO D’IRIDE
Tra la tempesta e i nembi
solcano le folgori il cielo
o sembra che l’universo
perdasi e si dissolva
quando da un lembo estremo
de l’orizzonte oscuro
un tenue chiarore
diffondersi da tenera nube
promessa di dolce quiete
all’anima e al mondo
Iride il suo velo
multicolore distende.
Bibliografia
Badalamenti Vincenzo, “Soffi di verginità” Palermo 2005