SETTIMANA SANTA

DOMENICA DELLE PALME

La Domenica delle palme è il giorno in cui ,ripercorriamo in modo simbolico l’ingresso di Gesù in Gerusalemme.E’ un evento glorioso,Gesù viene acclamato come il re d’Istraele,che viene nel nome del Signore.Mentre la Quaresima è stata il cammino della nostra conversione in preparazione alla Pasqua ,la Settimana Santa è invito a contemplare la passione di Gesù. Dopo la Benedizione delle palme e dei rami d’ulivo,che ha luogo nella Chiesa succursale,inizia la processione a cui partecipano le Congregazioni,i gruppi Ecclesiali,i fedeli,con al centro un giovane che rappresenta Gesù accompagnato da dodici uomini che personificano i dodici Apostoli e portano tra le mani le palme. Dopo un breve percorso per le vie del paese la processione delle palme si conclude nella Parrocchia,dove viene celebrata l’Eucaristia. Alla fine della liturgia i fedeli portano le palme e i rami di ulivo benedetti nelle loro case. Generalmente le persone li sistemano nella stanza da letto o su una parete della stanza,come difesa dalle malattie e dalle disgrazie e come segno di pace. Alcuni contadini li portano nelle campagne e li legano agli alberi,quasi come un auspicio per un’annata fertile e prosperosa, altri invece li portano al Cimitero e li depongono sulle tombe dei defunti. La palma nella simbologia religiosa è segno di immortalità e risurrezione.

GIOVEDI’ SANTO

Con la messa vespertina della “Cena del Signore”ha inizio il Triduo Sacro della Passione,morte e Risurrezione del Signore. In questo giorno si fa memoria dell’istruzione della S.S. Eucaristia e del Sacerdozio ministeriale, e con la lavanda dei piedi a dodici persone che rappresentano le varie componenti della comunità ecclesiale si rende manifesto il comandamento del Signore Gesù sull’amore fraterno. Nelle Chiese si preparano gli altari per la Reposizione ed Adorazione della S.S. Eucaristia,chiamati in modo inappropiato dai fedeli”Sepolcri”,addobbati con fiori bianchi, ceri, piante, luci. Vengono poste anche delle gabbie con gli uccellini,per ripresentare simbolicamente l’Orto degli Ulivi,o del Getsemani quando “Gesù si disposi pi fari orazioni. Pinzannu sempri a lu peccatu, sangu ed acqua ha gia sudatu”: Sono degni di nota”i seminati”,piatti di varie dimensioni di grano,di scagliola,preparati dalle famiglie e fatti germogliare al buio,per conservarsi bianchi come la cera e rossastri all’intorno. Al centro del coro viene preparata la tavola,imbandita con il pane,il vino,le lattughe,l’Agnello. Dopo la Liturgia Eucaristica molte famiglie insieme con i loro figli,si mettono in cammino per fare “lu firriu o lu giru di li sepolcri”delle due parrocchie del paese,pregano con devozione,si fermano in amorosa contemplazione ,interrotti dal cupo suono della “troccula”(voce onomatopeica della battola o tabella),che richiama al silenzio adorante,grati per il dono della Santa Eucaristia. La chiave del tarbernacolo agganciata ad un nastro dorato,viene custodita e portata dal Sacerdote. Originariamente la chiave veniva presa in consegna dalle Autorità, o dalle persone influenti del luogo. Nella città di Palermo e nei paesi limitrofi al termine della celebrazione della S.Messa la chiave del Tabernacolo veniva posta al collo dei ragazzi che la portavano in giro,oppure in casa dei genitori dove veniva preparato per l’occasione un altarino. L’adorazione della S.S.Eucaristia si protrae per tutta la notte sino alle ore 15,00 del Venerdì Santo.

VENERDÌ SANTO

In questo giorno ed in quello seguente la Chiesa non celebra l’Eucaristia ,ma la Liturgia della Parola sulla Passione del Signore con l’adorazione della Croce ed il bacio del Crocifisso. Durante la Celebrazione vengono eseguiti gli improperi o Lamenti del Signore quali il “Popule meus” e la sequenza della Madonna Addolorata,lo “Stabat Mater”ed altri canti in lingua siciliana. Riportiamo due preghiere che i fedeli recitano: “Signore piatusu,pietà! Viriti i miei bisogni E le mie necessità Pi la vostra curuna di spini a li miei guai mittiticci fini: pi lo vostru Santissimu custatu arrimuddatici u cori a cui l’avi ‘mpitraru: pi l’amuri di Maria la grazia chi vi ddumannu concessa sia! Santissumu ecce homo quantu è beddu u vostru nomu! Siti Figghiu di Maria prutiggitti e sarvati l’arma mia! Pi sta curuna di spini -facitimi fari Una bona fini!” La chiesa rimane con il suo Signore, disprezzato e respinto dagli uomini,che affronta con coraggio la passione e viene condotto come agnello al macello.Gesù di Nazareth muore nel momento in cui nel tempio di Gerusalemme vengono sacrificati gli agnelli per la celebrazione della cena pasquale. Adorando la Croce su cui si compì la salvezza del mondo,esprimiamo la nostra gratitudine al Signore Gesù. Al termine della Liturgia della Parola,inizia,dalla Chiesa Madre,la processione del Cristo Morto e della Madonna Addolorata.Vi partecipano numerosi fedeli,le varie confraternite del paese,le Autorità civili e militari,il Clero “in nigris”.

L’urna del Cristo Morto,viene portata a spalle dal ceto dei “Galantuomini”.Segue la “Vara” con il bellissimo simulacro della Madonna Addolorata ,avvolta da un manto nero e portata a spalle dal ceto delle “Maestrenze”. Un popolo immenso,un sugggestivo silenzio,interrotto dalle note della Banda Musicale e dalle pregiere dei fedeli ,suggellano la Processione più sentita dell’Anno liturgico e dell’intera cittadina di Montelepre.

SABATO SANTO 

Secondo una antica tradizione, questo è il giorno senza l’Eucarestia, il giorno del silenzio e del digiuno a causa della morte del Redentore. Solo la sera si radunano i fedeli per la veglia notturna e le preghiere. I riti del Sabato Santo, in sostanza appartengono già alla liturgia della Domenica della Risurezzione. Il corpo del Figlio di Dio riposa nel sepolcro dove all’entrata fu posta una grande pietra, i sigilli e le guardie. È andato via il nostro Pastore, la fonte dell’acqua viva; perciò, la chiesa piange su di lui come si piange l’unico figlio: l’innocente, il Signore è stato ucciso.

Aveva detto una volta Gesù: “come Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra”, (Mt 12,40); “ distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere” (Gv 2,19).

Nella Liturgia delle ore, la chiesa professa la fede nella Risurezzione di Gesù, nella sua vittoria sulla morte; il Signore sconfiggerà le forze dell’inferno e le porte della morte; il Padre salverà la sua anima dal potere delle tenebre.

La chiesa in preghiera attende la Risurrezione del Signore.

DOMENICA DI PASQUA NELLA RISURREZIONE DEL SIGNORE

Veglia Pasquale della Notte Santa 

Per una tradizione plurisecolare questa notte è “in onore del Signore “, si fa memoria della sua risurrezione. Sant’Agostino chiama la notte pasquale”la notte santa, la madre di tutte le vigilie”. Fin dall’inizio la chiesa ha celebrato la pasqua,con una veglia notturna. La risurrezione di Cristo è fondamento della nostra fede e della nostra speranza e per mezzo del battesimo e della cresima siamo stati inseriti nel mistero della Pasqua di Cristo, che “spezzando i vincoli della morte, risorge vittorioso dal sepolcro”.

Lungo i secoli la Veglia è stata arricchita dalla benedizione del fuoco, dalla benedizione del cero (“lucernario” e “preconio pasquale”) e dall’amorosa meditazione delle “meraviglie”che il Signore fin dall’inizio dei tempi ha compiuto per il suo popolo e che raggiunge il culmine nel Battesimo e nell’Eucaristia dei suoi figli.

Tutta la Veglia ha un ritmo progressivamente ascendente pertanto dopo avere celebrato la carità di Dio: rimane a noi il compito di testimonianza con la nostra “diacoia”, la nostra fraternità in un mondo ormai cosmopolita a cui portare “la gioia del Signore Risorto”.

Nella Pasqua del Signore i cristiani hanno da annunciare la loro umile ed irresistibile speranza:non siamo destinati alla morte. Cristo è risorto! E’ vivo! Nessuna voce basterà mai a dare tutta la pienezza di quest’annuncio.

LA PROCESSIONE DEI MISTERI 

Dal 2014 nel pomeriggio della Domenica delle Palme si realizza la suggestiva e commovente manifestazione: “la processione dei misteri”. Oltre quattrocento persone: bambini, giovani donne e anziani rappresentano i numerosi quadri della Sacra Bibbia. Questa tradizione è iniziata nella seconda metà del Settecento. Le sue radici, però risalgono alle antiche processioni, che nel Medioevo, animavano le comunità cristiane. Questa manifestazione religiosa è la più attesa dell’anno: in quanto richiama la presenza di numerosi turisti e coinvolge l’intera cittadinanza. Ci siamo tutti: o come figuranti o come spettatori, specialmente quando dal portone centrale della Chiesa Madre cominciano a sfilare gli ottanta quadri viventi, mentre un bambino o una bambina porta la tabella con i riferimenti alla Bibbia: rappresentano gli avvenimenti più salenti della storia della salvezza della creazione del mondo ad Adamo ed Eva sino ad arrivare all’ultimo quadro composito: “il viaggio di Gesù al calvario”, dove emerge la plasticità delle varie figure dalla Veronica al Cireneo, dalle pie donne ai soldati romani che accompagnano il condannato Gesù al patibolo. L’incappucciato che porta la croce chiude la più bella manifestazione religiosa di Montelepre e dei paesi limitrofi, mentre i nostri volti si rigano di lacrime ed il cuore sussulta. L’augurio che ciascuno di noi colga tutte le occasioni per riflettere sul dono della fede cristiana e sull’impegno da dare in un mondo che cambia in maniera veloce e caotica.

LA PASSIONE DÌ GESÙ CRISTO

Cristu cci dici a so matri Maria:

Vogghiu la santa binidizioni,

ch’è junta l’ura di la morte mia.

Pi jiri all’Ortu a fari orazioni,

mi portu a tri discepoli cu mia.

P’aviri a menti la me passioni,

mi portu a Petru, Japicu e Giuvanni,

chissu ch’è n’tra lu mari di

l’affanni.

Figghiu, stasti cu mia trentatré anni,

sempri a to Matri fusti ubbidienti,

e ora sta licenzia m’addumanni?

Chista è licenzia Ca mi dà turmenti

Quannu la Santa Matri caminava,

lu duci Figghiu so circannu jia,

lu sangu santu la via cci’ imparava,

Ca pi li strati spargiutu l’avia;

un pocu arrassu a trumma sunava,

Maria appressu a trumma si nni jia;

ha scuntratu ‘na donna pi la strata,

idd’era la Veronica chiamata.

Maria si vota affitta e scunsulata

Tu, donna, ha’ vistu a me Figghiu passari,

vistutu cu’ na vesta lavurata,

beddu, Ca nuddu cci po’

assimigghiari!

Iu un nn’haju vistu pi la strata,

unu ‘nchiajatu nni vosi ‘ncuntrari;

la facci cu stu velu cci haju stujatu,

e lu so visu m’arristau stampatu.

Chisti li pedi su’ chi ti lavau,

in casa di Simuni, Maddalena?

Figghiu, me figghiu! E cu’ ti li ‘nchiuvau?

Suppurtari nun pozzu tanta pena!

Pi mia lu suli e la luna scuranu;

pi mia manca la forza e la lena,

lena nun haju cchiù, Figghiu nn’uccenti,

Ca ti chiancissi piatusamenti!

Figghiu a lu cuntrariu tu ha’ statu

Supra la cruci e jumazza di spini ù:

Figghiu, muristi a la crucu pi nienti!

Muriri ‘ncruci, Figghiu miu

‘nnuccenti.

Figghiu, l’Eternu Patri accussì cosi!

Ha’ suppurtari assai, cu gan duluri;

t’arraccumannu assai li piccaturi;

t’arraccumannu assai li piccaturi!

Dicemu un “Creddu” a lu nostru Signuri

Composizione in lingua siciliana del XIX sec.