Montelepre, ridente cittadina di circa sei mila abitanti, situata a pochi chilometri da Palermo, capoluogo della Sicilia, possiede numerosi monumenti civili e religiosi di notevole valore storico ed artistico.
La Chiesa Madre, costruita nel XVII° secolo, dedicata alla Madonna del Rosario è il cuore religioso del paese, ed è diventata parrocchia nel 1751. L’edificio sacro ha tre navate ed è retto da sei colonne monolitiche e da archi romanici che sostengono la volta centrale, adornata da pitture raffiguranti i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi del Rosario.Nel presbiterio sopra l’altare maggiore di marmo pregiato, si conserva un gioiello di inestimabile valore la miracolosa effigie del SS. Crocifisso che poggia su una croce lignea in noce, rivestita con fasce di pietra agata. Dinanzi a questa stupenda icona nasce spontaneo fermarsi per contemplare, riflettere, pregare. Un grande santo del XVIII° secolo, Paolo della Croce diceva: “Il Crocifisso è Amore e conquista il mondo. È l’abbraccio che arriva dappertutto e stringe ed amalgama gli uomini in una sola famiglia….è l’invenzione più stupenda dell’amore di Dio”.
CELEBRAZIONE LITURGICA
A Montelepre, agli inizi del XVIII secolo, la festa si celebrava il 3 Maggio, a ricordo del prodigioso ritrovamento della santa croce, avvenuta intorno al 330 d.c. a Gerusalemme, come in diversi paesi della Sicilia quali : Bisacquino, Monreale, Baucina, Castronovo, Cerda, Ciminna, Geraci Siculo. Mentre a Roma si dava importanza alla festa della “exaltatio crucis” fissata al 14 settembre. La trasposizione della festa dal 3 maggio alla quarta domenica dello stesso mese fu autorizzata con nota ministeriale del 4 Marzo 1835 e con approvazione dell’Ordinario Diocesano di Monreale, Mons. Domenico Benedetto Balsamo (1816-1844), n°132 del maggio dello stesso anno. Dagli inizi degli anni ’60, sotto l’arciprete Don Natale Ferrara (1928-1973) e Arcivescovo di Monreale Mons. Corrado Mingo (1961-1978) la festa del SS. Crocifisso si celebra l’ultima domenica di Giugno. Il Simulacro viene descritto come “stupendissimo e prodigiosissimo, di grande rilievo”. Sono ignote le origini e la provenienza. Diverse sono le tradizioni orali legate al suo rinvenimento ed al suo arrivo in paese. La prima narra che “il Simulacro in avorio, giunto a Palermo su una barca da paesi lontani, fosse passato in mano a persone di Montelepre, le quali si preoccuparono di portarlo in paese.Opera di un monaco che nel modellare il volto del Cristo, pregò Dio che lo aiutasse…. l’indomani il volto era modellato, tanto da diventare prodigioso”. La seconda tradizione parla di un uomo che lo ha consegnato nel 1751 all’arciprete del paese Don Antonino Di Lorenzo e poi al Superiore della Compagnia del SS. Sacramento e del Viatico. L’anno successivo prima mietitura del frumento fu portato in processione per le vie del paese con grande fede. La terza tradizione la più comune narra che il Simulacro sia stato trovato in un vasto terreno tra Montelepre e Carini, ad opera di due contadini, mentre dissodavano i loro campi. Per dirimere la questione dell’appartenenza il Crocifisso venne posto su di un carro trainato da due buoi…. che si diressero alla volta di Montelepre. Giuseppe Pitrè nella sua opera “Feste Patronali in Sicilia” così dice: “Molti sono i paesi nei quali il Crocifisso è venerato come patrono: e forse, studiandone con un pò d’attenzione le usanze, si riconoscerà la somiglianza loro. Nella chiesa maggiore di Montelepre è un Crocifisso, a cui i Montelepresi hanno una singolare devozione, e basta dire che per esso passarono in seconda linea quella che aveano secolare per la Madonna del Rosario, ed al patronato di Maria sostituirono senza tanti complimenti quello del Crocifisso. E sapete voi perché? Perchè questo Crocifisso proveniva da paesi lontani, e giunto sopra barca a Palermo è passato in mano a persone di Montelepre, queste ebbero cura di portarlo in paese e di esporlo alla venerazione dei fedeli. Aggiungi che cercando dall’autore si venne a sapere che esso fu un monaco santo, il quale vistosi impossibilitato ad eseguire una testa conforme ai suoi desideri, si rimise alla Provvidenza pregandola perchè volesse aiutarlo nella suprema opera. Una mattina, levatosi appena, ebbe la consolante sorpresa di veder compiuto il lavoro, con una testa bellissima, che pare la miglior parte di tutto il corpo. La mano soprannaturale si vede chiara, e però non poteva il simulacro non esser prodigioso. Dicono, infatti, che nel trasporto di esso da Palermo a Montelepre, a poca distanza dall’abitato, improvvisamente e spontaneamente si accendessero le candele già pronte per suo ingresso trionfale. Tutti sono profondamente devoti a questo Crocifisso; ma tra tutti, i marinai specialmente; i quali nelle burrasche e quando l’infuriare dei venti minaccia le loro barche, gli si raccomandano con viva fede. Non ripeto le solite pratiche solenni per la processione. Solo dirò che fino a pochi anni sono, di prima ora si menava in giro il palio, un drappo di seta di forma rettangolare, al quale erano attaccati non so quanti campanelli d’argento. Lo reggevano ai quattro angoli altrettante persone, che lanciavano addosso agli spettatori dei confetti. Al giunger che facevano in chiesa, uno a ciò designato, salito sul pulpito declamava non so che poesia, nella quale dopo decantata la potenza di Gesù Crocifisso lo supplicava, come patrono, di benedire l’annata. Questo palio ci fa subito ricordare del presente di altri paesi della Sicilia; come la poesia, il costume, ora smesso, della festa di Carini , e la leggenda del Crocifisso, un motivo molto diffuso nel leggendario dei santi patroni.La festa ricorre l’ultima Domenica di Maggio, ma incomincia due giorni prima”.
PREGHIERE IN LINGUA SICILIANA
Chianci, chianci, piccaturi
Ca muriu lu Ridinturi
Rit. Chianci e grira accussì forti
ca pi nui, patiu la morti
1. Santissimu Crucifissu,
a vui riccurru spissu.
Avvucatu pressu Diu,
prutitturi amatu miu.
2. A nui tutti prisirvati,
a nui tutti libirati,
di fami, peste e guerra
e trimuri di la terra.
3. Siti sempri nostru scutu
prutitturi e nostru aiutu.
4.Santissimu Crucifissu
cu Vui mi cunfiru spissu
cu Vui confiru e speru
a grazia aspittannu ri lu celu
5.Santissimu Ecce Homu
quant’è beddu lu Vostru nnomu;
quant’è granni a Vostra putenza
mannatimi a ddivina provvidenza.
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Cincu chiai e cincu rosi,
lu Signori accussì vosi,
e si misi in agonia,
pi sarvari l’arma mia.
Dumannamuli ca l’havemu,
tutti li grazie chi vulemu
pi sti figghi ca ti isanu cu n’amuri
e chiamamulu semprì e spissù
“Evviva u Santissimu Crucifissu ViVa”
Santissumu Crucifissu,
li Vostri grazie su’ spissu;
sta iurnata nun havi a scurari,
ca sta grazia n’aviti a fari.
LA VARA DEL SS.CROCIFISSO
La Vara del SS. Crocifisso è composta da un piedistallo su cui poggiano quattro colonne centrali di sostegno affiancate da otto colonnine, due per lato, sormontate da una decorazione scolpita nel legno di tipo corinzia e tutte insieme reggono la cupola alla cui sommità è posta una croce in legno dorata. Al centro sotto la cupola viene posto il Simulacro del Crocifisso e, ai piedi, tre per lato siedono i bambini. La Vara del SS. Crocifisso poggia, durante le varie soste nella processione su sostegni di legno detti “vanchi”. Sin dagli inizi e fino alla fine degli anni ’60 la Vara veniva “portata a spalla” da circa 50 uomini, per lo più contadini, i quali vestivano pantaloni scuri; camicia bianca; sciarpa rossa legata alla vita ed in testa portavano un fazzoletto bianco legato alla nuca. Anticamente la Vara del SS. Crocifisso, durante la processione, era seguita oltre dai fedeli e dalla Banda Musicale, anche dai contadini con gli animali, muli e cavalli addobbati con nastri rossi al collo, sulla criniera e sulla coda, in segno di ringraziamento. Agli inizi degli anni ’70 però la tradizione di portare a spalla la Vara è stata interrotta e fino al 1993 è stata portata lungo il percorso processionale su di un carrello a motore. Il 3 luglio del 1994 per iniziativa dei Sigg. Giuseppe Cucchiara, Giovanni Gaglio e Filippo Giostra, l’incoraggiamento dell’Arciprete di Montelepre, Don Gaspare Randazzo, la tradizione della Vara del SS. Crocifisso “portata a spalla” è stata ripresa, rispondendo a questo devoto richiamo ben 88 uomini i quali hanno indossato il nuovo scapolare formato da una casacca rossa legata ai fianchi e sul petto un medaglione con il Cristo in rilievo. Si è così ricostituito il Comitato Vara del SS. Crocifisso ricucendo l’interruzione durata 25 anni. Nell’agosto del ’94 constatate le condizioni strutturali della Vara pessime, si è proceduto ad un suo totale rifacimento. I monteleprini e anche quelli emigrati hanno risposto in modo encomiabile. Il 1° luglio è stata portata in Piazza Ventimiglia la nuova Vara, uguale alla precedente ma più arricchita nei decori, nei disegni interni ed in tutte le sue componenti. Con apposita liturgia, alla presenza di tantissimi cittadini, delle Autorità, del Comitato Vara, dell’Arciprete Don G. Randazzo e degli altri sacerdoti Mons. Francesco Sparacio, Vicario generale della Diocesi di Monreale ha benedetto la nuova opera dono di tutti i Monteleprini al loro patrono: il SS. Crocifisso. L’opera per la parte strutturale è stata eseguita dal falegname ebanista Vincenzo Sapienza con l’aiuto di alcuni falegnami di Montelepre. Per la parte artistica, decorazioni, colori, intagli e forme la Vara è stata rifinita dal Maestro d’arte Stefano Chiaramente.
Per dare continuità alla tradizione della Vara “portata a spalla” il Comitato si è trasformato in Congregazione, riconosciuta ed approvata il 23 febbraio 1996 dall’Ordinario Diocesano di Monreale Mons. Salvatore Cassisa. Durante la celebrazione dei Vespri della Festa del Crocifisso dello stesso anno Don Gaspare Randazzo a benedetto il nuovo stendardo e da allora, fino ad oggi, la Congregazione ha continuato a rappresentare in seno alla Comunità Ecclesiale di Montelepre una presenza attiva e coesa, fortemente devota, annoverando ben 130 iscritti. Le insegne dei “congregati” e portatori della Vara sono: una casacca rossa legata ai fianchi da cordelline e sul petto un medaglione con il Cristo in rilievo e sul capo il fazzoletto bianco legato alla nuca. La nuova Vara del SS. Crocifisso fù costruita nel 1995 E pesa circa 1800 Kg e gli uomini sono disposti ad una turnazione lungo il percorso processionale.