Bisacquino è un paese fortemente legato alla Madonna del Balzo. La sua devozione alla Vergine del Balzo trae origine da un evento prodigioso avvenuto nella seconda metà del XVII secolo. Il fatto era stato preceduto da altri avvenimenti significativi. Un giovane bisacquinese, Vincenzo Adorno, mentre custodiva il gregge sul monte Triona vide irradiarsi una luce straordinaria da alcuni massi che stavano sopra di lui. Incuriosito si aggrappa alle sporgenze delle rocce e scopre nella cavità di un masso l’immagine della Madonna. Nello stesso periodo un pastore sessantenne, Francesco Perratori, vide sfavillare un globo di luce sul monte Triona mentre anch’egli stava pascolando il gregge. Finchè visse non cessò di parlarne ai figli. Il fatto prodigioso avvenne nel marzo del 1664: due giovani, pascolando il loro gregge sul monte Triona hanno visto nel cavo delle rupe l’immagine della Madonna. Spinti dalla loro fede La venerano e poco dopo cominciano a giocare a carte. Avendo uno di essi perduto pochi spiccioli questi, accecato dall’ira, afferra una falce e la scaglia contro l’immagine colpendola sulla fronte. Il gesto sacrilego era stato consumato: il giovane cade a terra morto, mentre dalla fronte cominciano a scorrere miracolosamente delle gocce di sangue. Indescrivibile lo spavento del compagno che, frastornato, si precipita in paese e correndo come un pazzo si reca in casa dell’amico e, come può, con frasi mozze, racconta l’improvvisa morte del loro figlio. Non è difficile immaginare le grida che si sono alzate per l’immenso dolore e la commozione di quanti venivano a conoscenza del gesto sacrilego consumato dal giovane morto. Guidati dall’amico del figlio, genitori, parenti ed amici si recano sul luogo della tragedia e trovano cadavere il loro figlio. Anche qui si levano alte grida, ma la madre, raccogliendo tutte le forze della fede, lo prende sulle sue braccia e, chiedendo perdono per il suo gesto, invoca il miracolo dalla Vergine SS.ma che non esita ad esaudire la richiesta scaturita dalla fede ardente della madre. Il giovane si rianima e ritorna a vivere fra l’esultanza dei genitori e dei presenti che ringraziano la Madonna per il dono della vita concesso al ragazzo. Tutti scendono in paese gioiosi e festanti mentre la notizia si propaga rapidissimamente a Bisacquino e nei paesi circostanti. Una marea di persone sale sul monte Triona per venerare la Madonna ed implorare grazie e favori celesti. I Bisacquinesi comprendono subito che con quel miracolo la Vergine voleva essere venerata in quel luogo scosceso e si danno un gran da fare per raccogliere la somma necessaria per la costruzione di un santuario che ricordasse la manifestazione della Madonna ed il miracolo che Lei aveva fatto. La generosità della gente è veramente grande: tra tutti si distinguono le donne che non esitano a privarsi dei loro gioielli, anelli, orecchini, bracciali d’oro, per donarli alla Madonna. Durante la costruzione del sacro tempio, dovuta alla bravura del concittadino Pietro Scalora, poi collaborato dall’architetto Vincenzo Nicolosi, un’altra disgrazia viene a turbare lo slancio con cui stavano procedendo i lavori. Un manovale di nome Giovanni Rosato, mentre stava porgendo del materiale dal ponte più alto, mette il piede in fallo e, perduto l’equilibrio, precipita da un’altezza di circa duecento metri tra massi sporgenti ed ineguali. Raccolto dai compagni ormai senza vita, viene portato davanti all’immagine della Madonna. Anche questa volta Vergine SS.ma non esita a compiere il miracolo. Il giovane sano e pieno di vita si alza senza alcuna frattura. Il nuovo prodigio scuote profondamente l’anima dei Bisacquinesi che intensificano la loro devozione e non risparmiando offerte per il completamento del santuario che viene condotto a termine nell’anno 1679. In quello stesso anno viene svelata l’immagine della Madonna in presenza del clero, delle autorità civili ed un immensa folla. Viene cantato solennemente il Te Deum di ringraziamento mentre fuori nel sagrato si sparano mortaretti. L’immagine della Madonna è in basso-rilievo di stucco, incastrato nella cavità quasi ovale del masso. La Vergine non mostra intera la persona, ma solo la testa ed il busto, ed è scolpita in atto di guardare con maestà ed affetto materno il Bambino Gesù che regge sulla destra. L’entusiasmo e la fede del popolo hanno vinto le varie ingenti difficoltà che la natura del luogo, assai scosceso, presentava. La festa della Madonna del Balzo viene celebrata il 15 Agosto, preceduta da una quindicina predicata in genere da un novello sacerdote. Non mancano mai i fedeli che tutti i giorni si recano al santuario per ringraziare la Madonna o per chiederle qualche favore. La messa viene celebrata ogni sabato pomeriggio. Anticamente si accedeva al santuario attraverso un sentiero stretto e ripido. Successivamente veniva tracciata una nuova strada che, partendo dalle ultime case del paese, giungeva sino alla soglia della chiesa. Per risvegliare la devozione dei pellegrini Fra Bernardo da Termini. Cappuccino, sulla nuova strada vi faceva costruire la “Via Crucis” ed il Rettore Can. Bartolomeo del Giorgio faceva innalzare due grandi obelischi all’inizio della via sacra. Dal 1969 si può accedere al santuario, oltre cha dalla via sacra, attraverso la strada panoramica che, inaugurata dal Card. Francesco Carpino, Arcivescovo di Palermo, è stata fortemente voluta dal Rettore del santuario, Decano Calogero di Vincenti, primo parroco di S. Rosalia in Montelepre (1949-1952).
MONS. ROSARIO BACILE