“Le cene di San Giuseppe”  a Borgetto

Tra fede, tradizione e pietà popolare

1.   Il senso di una festa

2.   La figura di San Giuseppe

3.   Preghiere e Santo Rosario in lingua siciliana

4.   Storia di una mensa

5.   Il Pane della mensa

6.   Composizioni dei ragazzi

7.   Nota storico-artistica su Borgetto

1.  Il senso di una festa

Ogni anno il 19 Marzo la Chiesa Cattolica celebra la festa di San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria e patrono universale della Chiesa.

A  Borgetto, una cittadina di circa 6.000 abitanti, della provincia di Palermo e dell’Arcidiocesi di Monreale, questa ricorrenza ha un carattere estremamente religioso e popolare, che culmina nell’allestimento delle “ Mense di San Giuseppe ”.

Il termine Mensa, tratto dalla lingua latina “ mensa “, indicava inizialmente il nome di un “ dolce sacro “ sul quale di disponevano le offerte agli dei e solo più tardi, indicò la tavola sulla quale era posto il dolce.

Perché molte famiglie di Borgetto e la Scuola ogni anno allestiscono “ La Mensa di San Giuseppe ”?

Le motivazioni sono tante ma legate da un unico filo, chiedere a questo Santo, considerato il protettore degli orfani e dei poveri, il segno della carità; di non far mancare mai il pane nelle case delle famiglie.

La mensa può avere un duplice carattere sia di ringraziamento al Santo sia di adempimento di un voto.

Da questo evento ci si propone l’interiorizzazione a livello di ragazzi, giovani ed adulti, dei valori della solidarietà, del rispetto della persona, dell’aiuto reciproco, valori che purtroppo sono oggi disprezzati, nella vita di ogni giorno e vivere la festa non solo fermandosi alle iniziative ricreative, gastronomiche o ai giuochi pirotecnici, alle luminarie … ma a livello religioso come un momento qualificato di vita spirituale e di formazione cristiana.

La festa di San Giuseppe è molto sentita, a Borgetto, come in numerosi paesi della Sicilia, i nostri antichi hanno voluto esprimere gratitudine a Dio, gioia nel Signore che in Giuseppe ha compiuto grandi cose e che oggi la festa conserva un messaggio di grande attualità “ la solidarietà “ con chi è nel bisogno.

Il Magistero della Chiesa Cattolica, da dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, (1965) e con il “ Direttorio su pietà popolare e liturgia “ ha tentato in questi decenni di purificare da deviazioni, rinnovare e valorizzare la religiosità popolare, perché sia riflessione sulla vita cristiana, catechesi, annunzio del Vangelo in un mondo in continua trasformazione oltre che una occasione per sottolineare i valori che sono alla base della famiglia cristiana ed il suo ruolo nel contesto sociale, di fronte ad una società senza padre ed una fraternità senza paternità.

2.   La figura di San Giuseppe

I testi biblici non dicono molte cose sulla figura e sulla vita di Giuseppe … alcune si ricavano dai VANGELI APOCRIFI ¹ (scritti di poco valore storico, ma di forte contenuto morale e spirituale).

Giuseppe ha un carattere mite e silenzioso, è un uomo disponibile, laborioso ed onesto.

Vive a Nazareth, una cittadina della Galilea e si guadagna il pane esercitando l’arte del falegname.

Da giovane, sceglie come compagna della sua vita, Maria, figlia di Gioacchino ed Anna, una ragazza di sani principi religiosi e sociali e dal comportamento irreprensibile (Matteo 1,18 ss.).

Giuseppe, dopo avere scambiato la promessa di matrimonio con  Maria si accorge che Lei è incinta, come uomo prova grande sconforto ma aiutato dall’angelo del Signore viene rassicurato, scoprendo così il compito di Dio gli affida: diventare “ Padre ” di Gesù.

Come ogni padre Giuseppe fu per Maria buono, dolce, premuroso, sollecito, alla notizia del censimento si recò a Betlemme (Luca 2,1 ss.), sua città di origine dove Maria diede alla luce Gesù nella povertà più estrema.

Dopo otto giorni fu circonciso poi fu condotto al Tempio di Gerusalemme (Luca 2,21 ss.) ed infine visitato dai Magi (Matteo 2,1 ss.).

Giuseppe e Maria dovettero fuggire in Egitto perché Erode attentava alla vita del Bambino, per la famiglia di Nazareth fu un periodo difficile e povero.

Emigrare è sempre un’ esperienza di sofferenza e come avviene oggi per tante famiglie, Giuseppe ha dovuto faticare per portare avanti la famiglia.

Dopo alcuni anni Maria e Giuseppe insieme con il Bambino ritornano a Nazareth dove Gesù cresce in età, sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini (Luca 2,51 ss.).

Gesù viene educato così ad amare il lavoro, sull’esempio del laborioso Giuseppe,a pregare sull’esempio dell’umile madre Maria e la loro era una famiglia modello. Probabilmente Giuseppe termina la sua vita, in modo silenzioso, all’inizio della vita pubblica di Gesù, dopo avere egregiamente assolto il suo compito di “ Redemptoris custos ”.

La sua memoria è rimasta come una scia luminosa fra i cristiani dei primi secoli Giuseppe ha cooperato così all’Incarnazione e alla Redenzione.

Il culto, i racconti, le canzoni,le preghiere sia in lingua italiana che in lingua siciliana, lungo i secoli sottolineano il ruolo meraviglioso svolto da San Giuseppe.

 

¹ Nota: Protovangelo di Giacomo, scritto popolare della seconda metà del  II secolo –   che parla ampiamente di Gioacchino ed Anna, di Maria e Giuseppe.

L’ iconografia, cioè la rappresentazione pittorica di San Giuseppe è quanto mai varia e ricca di fantasia e di intuizioni.

Lo troviamo spesso nelle scene della natività del Signore, dell’ adorazione dei pastori e dei magi, della fuga in Egitto.

Molte volte viene raffigurato vecchio e barbuto, spessissimo con il Bambino Gesù in braccio.

3.  Preghiere e Santo Rosario in lingua siciliana

Rosario di San Giuseppe 

 

1ª Posta

San Giusippuzzu ni vui vinemu

Ca li grazie li vulemu.

San Giusippuzzu unn’abbannunati

nta li bisogni e necessitati.

Binirittu e ludatu sia

Lu nomu di Gesù, Giuseppi e Maria.

 

Ritornello _   Pi stu figghiu c’aviti ‘mbrazza

                       cunciritinni sta grazia!

                       Ca la grazia chi vurria 

                       di sarvari l’arma mia.

1)   Binirittu e ludato sia

       lu nomu di Gesù, Giuseppi e Maria .

2)   Giuseppi, Maria, su tutti na cosa

      chi st’arma riposa dicennu Gesù .(2 volte)

3)   Prima l’arma e poi lu corpu

      San Giusippuzzu lu nostru cunfurtu .

4)   Scura oi e aggiorna rumani

      la pruvurenza n’aviti a mannari .

5)   San Giusippuzzu ri Muntilieddu

      ntesta purtava lu santu cappeddu

      nta li manu lu santu vastuni

      San Giusipuzzu ri Muntiliuni .

6)   San Giusippuzzu ri Muntifirratu

      Tuttu lu munnu l’aviti firriatu

      nna la me casa un’ c’ ati vinutu

      viniticci ora e datinni aiutu .

7)   San Giusippuzzu fustivu patri

       Fustivu virgini comu la matri .

Ritornello _   Maria è la rosa, Giuseppi è lu gigghiu

                       ratinni aiutu di pani e cunsigghiu .

 

     In sostituzione della “ Salve Regina ” si recita la preghiera

          “Avi, sarvi S. Giuseppi …”.

     Richiesta di grazie  tre “ Padre Nostro ” e tre  “ Gloria alla SS. Trinità ”.

     Litania.

     Il Rosario si conclude con la preghiera “ A te o beato Giuseppe … “ .

Un’ antica preghiera dialettale

 

Avi. sarvi S. Giuseppi

siti Tutto carità

aiutatinni e assistitinni

‘na la nostra nicissità.

Lu Bamminu chi ci invita

La santissima Trinità

e ludamu a S.Giuseppi

cu firvuri e carità.

Gloria a lu Patri e a lu Spiritu Santu

e ludaniu a Giuseppi santu

tutti facemu rivirenza a Diu

lu nomu ri Gesù, Giuseppi e Maria.

San Giuseppi è lu maggiuri,

tntesta purtava la santa curuna

a li manuzzi lu santu vastuni,

siti lu patri ri lu nostru Signuri,

quannu purtastivu a Maria in Egittu.

Ratinni aiutu ‘nna stu bisogno strittu.

‘Nna stu bisognu e nicissità

San Giuseppi n’aiuterà.

Pi la vostra gran putenza

ratinni aiutu e pruvurenzia,

pila vostra santita ratinni aiutu pi cariti

Gesù, Giuseppi e Maria

vi rugnu lu cori e l’arma mia.

4. Storia di una mensa 

Nel istituto comprensivo “ Salamone Marino “ circa due mesi prima della festività di S. Giuseppe, con l’aiuto di alcune mamme e secondo un progetto che tende a valorizzare e riscoprire le tradizioni di Borgetto, abbiamo cominciamo a raccogliere i veli che sono serviti per preparare l’altare e rivestire il soffitto e le pareti dell’aula Magna del nostro istituto.

Tutto deve essere fatto con cura e il soffitto è la parte più difficile da realizzare.

Contemporaneamente, chiedendo la collaborazione e la solidarietà di tutti i ragazzi e di tutto il personale della nostra scuola, degli alunni e degli insegnanti delle scuole dell’infanzia e primaria, abbiamo cominciato a raccogliere i generi alimentari e il denaro per comprare vestiti, biancheria, scarpe per i tre bambini bisognosi che, il 19 Marzo impersoneranno Gesù, Giuseppe e Maria. Questi bambini sono stati scelti tra coloro che frequentano i tre ordini di scuola a Borgetto e precisamente: uno (Gesù) della scuola dell’infanzia, una (Maria) della scuola primaria, uno (Giuseppe)della scuola secondaria di primo grado.

Circa due settimane prima alcune mamme dei ragazzi della nostra scuola hanno preparato cucciddata, mustazzola, pignulata e tutti gli altri piatti, soprattutto dolci, che possono durare. Man mano che si avvicinava il giorno di S. Giuseppe, invece, sono state preparate tutte le altre pietanze e i dolci che sono nella mensa.

Alla vigilia di S. Giuseppe, il fornaio ha portato il pane alla mensa: tanti panini da distribuire ai visitatori insieme ad olive schiacciate e condite con olio,aceto, aglio e menta, tre enormi pani e tre più piccoli aventi forme diverse: la palma che simboleggia la verginità della Madonna, il buccellato che serve per sfamare Gesù Bambino e il paniere (coffa) da donare a S. Giuseppe perché vi conservi gli attrezzi di lavoro.

I tre pani più grandi sono stati collocati sull’altare, sotto l’immagine di         S. Giuseppe e la statuetta del Bambino Gesù assieme e cedri, arance, pigne, finocchi, ramoscelli di rosmarino.

La vigilia di S. Giuseppe il nostro professore di religione ha benedetto la mensa e il pane e ha sparso l’incenso che ha poi lasciato in un angolo della stanza, in modo tale da rendere sacra la mensa stessa. Durante il rito della benedizione alcuni ragazzi hanno eseguito dei canti religiosi.

La mattina del 19 Marzo, vestiti dei panni di Gesù, Giuseppe e Maria, sono venuti nella nostra scuola e hanno assistito alla recita delle parti da parte di alcuni alunni. Di seguito, accolti dal Dirigente Scolastico sono stati accompagnati alla mensa dove hanno partecipato alla S. Messa. Finita la Celebrazione Eucaristica sono stati accompagnati al tavolo per la cerimonia della pasciuta. A questo punto tre ragazzi hanno dato da mangiare ai tre bambini e, appena è stato portato il primo piatto hanno cominciato a “pascili“  esclamando ad alta voce: “ Viva S. Giuseppe! Viva ”. Lo stesso è avvenuto per tutte le pietanze che di seguito sono state fatte assaggiare  ai bambini. Nel frattempo ai visitatori è stato fatto assaggiare qualche dolce.

Finito il pranzo, i genitori dei tre bambini hanno ritirato dalla mensa tutto ciò che era destinato a loro: dagli alimenti all’abbigliamento.

Il Pane della mensa 

“Padre nostro che sei nei cieli dacci oggi il nostro pane quotidiano” (Luca 11,1ss). Milioni di uomini bianchi, neri, gialli alzano le mani in segno di preghiera e chiedono che venga dato loro il pane della sopravvivenza. Sono i nostri fratelli affamati che premono ai confini dei paesi più ricchi, bussano alle porte e chiedono.

Come l’uomo della parabola che chiedeva nel cuore della notte all’amico tre pani ebbe in risposta : non mi infastidire, la porta è ormai chiusa e i miei figli sono a letto”, con la stessa indifferenza e ipocrisia accogliamo le preghiere di quanti hanno bisogno.

“O GESU’ benedici il pane della mensa e fai che si moltiplichi affinché ce ne sia a sufficienza per tutti”.

Il pane nella storia dell’uomo, ha avuto fin dai tempi più remoti un posto rilevante come mezzo di sussistenza rivestendo un significato sociale, religioso, sacro.

“Ti guadagnerai il pane col sudore della fronte” disse DIO ad Adamo. Da ciò  il pane, il lavoro inteso come occupazione e fatica. (Genesi 3,19).

Nell’ultima cena GESU’ dopo aver preso e spezzato il pane disse: “Prendete e mangiate questo è il mio corpo”(Matteo 26,26).

Il pane è elevato e identificato con il corpo di CRISTO e diventa mezzo di salvezza.

Il pane si è imposto fra tutti i popoli come basilare nutrimento quotidiano e per questo aspetto assume un ruolo sociale valido per tutti: diritto al lavoro e quindi al pane e ai mezzi per sopravvivere. Oggi più che mai si avverte con urgenza la necessità che tutti possano lavorare e guadagnarsi il pane quotidiano.

Quante persone e bambini muoiono nel mondo, per fame, mentre la terra potrebbe dare molte risorse. L’opulenza e lo sperpero di alcune Nazioni è una continua offesa alla dignità umana dei ceti meno abbienti e di quanti muoiono per mancanza di cibo. Il pane della mensa testimonia un significato religioso e sociale come elemento primario della famiglia unita, frutto di lavoro onesto e dignitoso proprio di una civile convivenza, e di cui l’artigiano S. Giuseppe ne è l’esempio più eloquente.

Rosa Garofalo

“ Per la sublime dignità che Dio conferì a questo servo fedelissimo, la Chiesa venerò sempre e con sommi onori e lodi il beato Giuseppe, dopo la Vergine, Madre di Dio e sua sposa, e implorò la sua mediazione nei momenti     difficili… la Chiesa onora con il culto più alto e venera con profonda riverenza Giuseppe onorato in cielo a preferenza di tutti i santi, arricchito e ripieno di grazie del tutto uniche in esecuzione dei doveri del suo sublime stato…”

Pio IX

6. Composizioni dei ragazzi

 

Il pane mi ha aperto il cuore

Nella città buia e tempestosa

cerco DIO.

All’improvviso una luce bianca.

Qualcuno mi chiama.

Non vedo nessuno,

all’orizzonte la luce.

Un uomo

Mi dona del pane.

Non dormirò più nel cartone

non soffrirò la fame, il freddo.

Il pane mi ha aperto il cuore

la gioia scende in me.

Moltiplicherò quel pane

e lo donerò

a chi ne ha bisogno.

Antonella Giuliano IIIª B

La fame

 

La fame è: una continua guerra, un continuo dilemma

Fame è terrore,

paura,

morte.

Non vogliamo terrore.

Non vogliamo morte.

Non vogliamo fame.

 

F. Lupo

Pane

 

 

Pane, termine quotidiano,

termine semplice,

e di grande importanza.

Parola che tutti conoscono, Pane!!!

Parola che porta

speranza, amicizia, umiltà …

… parola povera ma

ricca di significato.

Pane, parola che accende

i cuori dei poveri, dà luce.

Pane, simbolo dell’ultima cena,

del lavoro e della vita.

Signore ti ringrazio

con tutto il cuore per quello che ci hai donato,

ti ringraziamo per il dono del pane e della vita.

Grazie

Puglisi Simona

 Nota storico-artistica su Borgetto

Borgetto si adagia sulle falde del Monte Crocefia e si affaccia sullo splendido Golfo di Castellammare ed ha una popolazione di 6.000 abitanti e dista da Palermo circa 25 Km.

Le prime notizie certe del paese risalgono alla fine del 1200 … dopo alterne vicende il feudo fu donato ai PP. Benedettini di San Martino delle Scale.

Dalla seconda metà del 1600 l’abitato fu ingrandito … nacquero così il quartiere della Matrice o di Santa Maria Maddalena, poi quello di S. Antonio e quello di S. Nicolò ed infine quello delle Guardiole.

Tra le persone che si sono distinte lungo i secoli ricordiamo:

Salvatore Salamone-Marino, medico e letterato.

Siti artistici oggi da visitare

Ruderi delle Ciambre

Oggi sono poche mura della Chiesa e Monastero di S. Maria della Ciambre costruita nel 1410.

Lì visse il Beato Giuliano Mayali, fondatore del Santuario della Madonna del Romitello.

Teofilo Folengo uno dei più grandi poeti macheronici del ‘500 e Stefano Morello, poeta palermitano.

Nella Chiesa Madre del secolo XVIII ricordiamo:

     Bassorilievo del Gagini, raffigurante Santa Maria Maddalena, patrona di Borgetto.

     Acquasantiera del Pirroni in bronzo

     San Benedetto del Novelli, una grande pala d’altare, raffigurante San Benedetto da Norcia, la Madonna ed altri santi.

       Bibliografia

       Numero unico sul culto di San Giuseppe

Missionari del Crocifisso

Anno LXXV n. 2 Febbraio – Marzo 1998

       G. Pitrè, Feste Popolari Siciliane, Edizioni Clio 2003 – pp. 57-67

       Massimo Naro ed Una sorta di  contagio Salvatore Sciascia Editore Caltanissetta – Roma 2004 pp. 166-169

 a cura di Don Santino Terranova

Docente di Religione Cattolica nell’Istituto Comprensivo

“Salamone Marino” di Borgetto (PA)