LA MISERCORDIA PORTA AL PERDONO 

Il mondo degli uomini può diventare sempre più umano, solo quando in tutti i rapporti reciproci, che plasmano il suo volto morale, introdurremo il momento del perdono, così essenziale per il Vangelo.

Il perdono attesta che nel mondo è presente l’amore più potente del peccato.

Il perdono è, inoltre, la fondamentale condizione della riconciliazione, non soltanto nel rapporto di Dio con l’uomo, ma anche nelle reciproche relazioni tra gli uomini.  Un mondo, a cui si eliminasse il perdono, sarebbe soltanto un mondo di giustizia fredda e irrispettosa, nel nome della quale ognuno rivendicherebbe i propri diritti nei confronti dell’altro. In questo modo gli egoismi di vario genere, sonnecchianti nell’uomo, potrebbero trasformare la vita e la convivenza umana, in un sistema di oppressione dei più deboli da parte dei più forti, oppure in un’arena di permanente lotta degli universo gli altri. Per questo, la Chiesa deve considerare come uno dei suoi principali doveri, in ogni tappa della storia e, specialmente, nell’età contemporanea, quello di proclamare e di introdurre nella vita il mistero della misericordia, rivelato in sommo grado in Gesù Cristo.

Questo mistero, non soltanto per la Chiesa come comunità dei credenti, ma anche, in un certo senso, per tutti gli uomini è fonte di una vita diversa da quella che l’uomo, esposto alle forze prepotenti della triplice concupiscenza, operanti in lui, è in grado di costruire. È appunto in nome di questo mistero, che Cristo ci insegna a perdonare sempre. Quante volte ripetiamo le parole della preghiera, che Lui stesso ci ha insegnato, chiedendo: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, cioè a coloro che sono colpevoli di qualcosa nei nostri riguardi! È davvero difficile esprimere il profondo valore dell’atteggiamento, che tali parole tracciano e inculcano.

Quante cose queste parole dicono ad ogni uomo sul suo simile ed anche su di lui stesso! La coscienza di essere debitori gli uni degli altri, va di pari passo con la chiamata alla solidarietà fraterna, che san Paolo ha espresso nel conciso invito a sopportarsi a vicenda con amore. Quale lezione di umiltà è qui racchiusa nei riguardi dell’uomo, in pari tèmpo del prossimo e di se stessi! Quale scuola di buona volontà per la convivenza di ogni giorno, nelle varie condizioni della nostra esistenza!

Se mettessimo da parte questa lezione, che cosa rimarrebbe di qualsiasi programma di umanità della vita e dell’educazione? Cristo sottolinea con tanta insistenza la necessità di perdonare gli altri, che a Pietro, il quale gli aveva chiesto quante volte avrebbe dovuto perdonare il prossimo, indicò la cifra simbolica di “settanta volte sette”, volendo dire, con questo, che avrebbe dovuto saper perdonare a ciascuno ed ogni volta. È evidente che una così generosa esigenza di perdonare non annulla le oggettive esigenze della giustizia. La giustizia, propriamente intesa, costituisce lo scopo del perdono. In nessun passo del vangelo il perdono e neanche la misericordia come sua fonte, significano indulgenza verso il male, verso lo scandalo, verso il torto o l’oltraggio arrecato. In ogni caso, la riparazione del male e dello scandalo, il risarcimento del torto, la soddisfazione dell’oltraggio sono condizione di perdono. Cosi, dunque, la fondamentale struttura della giustizia penetra sempre nel campo della misericordia. Questa però, ha la forza di conferire alla giustizia un contenuto nuovo, che si esprime nel modo più semplice e pieno nel perdono. Esso, infatti, manifesta che, oltre al processo di compensione e di tregua, che è specifico della giustizia è necessario l’amore, perché ‘uomo si affermi come tale. L’adempimento delle condizioni della giustizia è indispensabile, soprattutto, affinchè l’amore possa rivelare il proprio volto. Nell’analizzare la parabola del figliol prodigo, abbiamo già richiamato l’attenzione sul fatto che, colui che perdona e colui che viene perdonato, si incontrano in un punto essenziale, che è la dignità, ossia l’essenziale valore dell’uomo, che non può andare perduto e la cui affermazione o il cui ritrovamento è  fonte della più grande gioia. La Chiesa ritiene giustamente come proprio dovere, come scopo della propria missione, quello di custodire l’autenticità del perdono, tanto nella vita e nel comportamento, quanto nell’educazione e nella pastorale. Essa la protegge se non custodendo la sua fonte, cioè il mistero della misericordia di Dio stesso, rivelato in Gesù Cristo. Alla base della missione della Chiesa, in tutte le sfere di cui parlano  le idicazioni del Concilio Vaticano II o la plurisecolare esperienza dell’apostolato, non vi èi altro che l’attingere alle fonti del Salvatore: è questo che traccia molteplici orientamenti alla missione della Chiesa nella vita dei singoli cristiani, delle singole comunità ed anche dell’intero Popolo di Dio. Questo attingere alle fonti del Salvatore non può essere realizzato in altro modo, se non nello spirito di quella povertà, a cui ci ha chiamato il Signore con la parola e con l’esempio: ” “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Così, in tutte le vie della vita e del ministero della Chiesa, attraverso la povertà evangelica dei ministri e dispensatori, e . dell’intero popolo di Dio, che rende testimonianza alle grandi opere del suo Signore, si è manifestato ancora meglio il Dio “ricco di misericordia”.

ATTO DI FIDUCIA VERSO LA DIVINA MISERICORDIA

O Gesù misericordiosissimo,

la Tua bontà è infinita

e le ricchezze delle Tue grazie sono inesauribili.

Confido totalmente nella

Tua misericordia

che supera ogni Tua opera.

A Te dono tutto me stesso senza riserve

per poter in tal modo vivere

e tendere alla perfezione cristiana.

Desidero adorare ed esaltare

la Tua misericordia

compiendo opere di misericordia

sia verso il corpo sia verso lo spirito,

cercando soprattutto di ottenere

la conversione dei peccatori

e portando consolazione

a chi ne ha bisogno,

dunque agli ammalati e agli afflitti.

Custodiscimi o Gesù,

poiché appartengo solo a Te e alla tua gloria

La paura che mi assale quando

prendo coscienza della mia debolezza

è vinta dalla mia immensa fiducia

nella tua misericordia.

Possano tutti gli uomini conoscere in tempo

l’infinita profondità della Tua misericordia

abbiano fiducia in essa

e la lodino in eterno.

Amen.

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