Il maiale (in ebraico hazir, in greco choiron) designa l’animale domestico (il cinghiale è il porco «selvatico»), apprezzato nel mondo greco e latino per la carne e il grasso. Presso gli ebrei la carne suina era rigorosamente vietata sia per il vitto sia per i sacrifici rituali (Lv 11,7; Dt 14,8). Le trasgressioni alimentari sono severamente denunciate come segni di idolatria (Is 65,4;6,3-17). Con l’introduzione delle usanze ellenistiche, nel periodo maccabaico (III-II a.C) l’usanza di sacrificare carni suine agli dei provocò la rivolta della comunità ebraica contro il re Antioco IV e il conseguente martirio di Eleazaro e dei fratelli Maccabei, insieme alla loro madre (2Mac 6-7). La considerazione negativa del maiale trova conferma nell’accostamento alla «donna priva di senno» (Pr 11,22), nel proverbio di 2 Pt 2,22 e in due testi evangelici. Nell’episodio dell’indemoniato di Gerasa i porci simboleggiano l’oppressione pagana (Mc 5,1-20), mentre nella parabola del padre misericordioso la degradazione del peccato (Lc 15,15-16).
Giuseppe De Virgilio