7ª opera di Misericordia
“Figlio, quando morirò, dovrai darmi una sepoltura dignitosa” (Tobia 4,3)
La tradizione biblica testimonia con abbondanza che la sepoltura dei morti è sempre stata un atto praticato con cura e amore. Non avere sepoltura è ritenuta una grave disgrazia e non dare sepoltura ai morti è considerata una grave colpa; al contrario, seppellire i morti è una delle opere più meritevoli agli occhi di Dio, una delle espressioni più alte della carità (Cfr. Gn 23,-20; 15,9-10; Tb 2,4-9, 12,12-13).
Infatti il giudaismo prima e il cristianesimo poi vede nel consegnare un morto alla terra e nel custodire la sua tomba il segno dell’onore che si deve dare a chi è destinato alla risurrezione, quando “quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno” (Dn 12,2). Senza entrare nel dettaglio sulle diverse forme di sepoltura, è sufficiente che ognuno prenda coscienza di questo dovere nelle forme adeguate che rispettino non solo il legame individuale con la persona defunta, ma anche le relazioni che ebbe nella sua vita e ricordando sempre il dovere della preghiera di suffraggio, che lega questa opera di misericordia corporale alla corrispondente opera di misericordia spirituale “pregare Dio per i vivi e per i morti”. Sant’Agostino afferma: “Una lacrima per i defunti evapora, un fiore sulla loro tomba appassisce, una preghiera arriva sino al cuore di Dio”.
TIBERIO CANTABONI