CONSIGLIARE I DUBBIOSI

Il Vangelo di Giovanni al capitolo 20,19-20 ci documenta le due apparizioni di Gesù Risorto agli Apostoli riuniti nel Cenacolo: quella della sera di Pasqua, assente Tommaso, e quella dopo otto giorni, presente Tommaso. La prima volta, il Signore mostrò le ferite del suo corpo ai discepoli, fece il segno di soffiare su di loro e disse: «come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Trasmette ad essi la sua stessa missione, con la forza dello Spirito Santo. Ma quella sera mancava Tommaso il quale non volle credere alla testimonianza degli altri. “Se non vedo e non tocco le sue piaghe disse, io non credo”. Otto giorni dopo Gesù ritorna a presentarsi in mezzo ai suoi e si rivolge subito a Tommaso , invitandolo a toccare le ferite delle sue mani e del suo fianco. Viene incontro alla sua incredulità, perche, attraverso i segni della passione possa raggiungere la pienezza della fede pasquale, cioè la fede nella risurrezione di Gesù. Tommaso è uno che non si accontenta e cerca, intende verificare di persona,  compiere una propria esperienza personale. Dopo le iniziali resistenze e inquietudini, alla fine arriva anche lui a credere, pur avanzando con fatica, ma arriva alla fede. Gesù lo attende pazientemente e si offre alle difficoltà e alle insicurezze dell’ultimo arrivato. Il Signore proclama “beati” quelli che credono senza vedere e la prima di questi è Maria sua  Madre, però viene incontro anche all’esigenza del discepolo incredulo: «Metti qui il tuo dito e guarda le mani…». Al contatto salvifico con le piaghe del Risorto, Tommaso manifesta le proprie ferite, le proprie piaghe, le proprie lacerazioni, la propria umiliazione; nel segno dei chiodi trova la prova decisiva che era amato, che era atteso che era capito. Si trova di fronte un Messia pieno di dolcezza, di misericordia, di tenerezza. Era quello il Signore che cercava, lui, nelle profondità segrete del proprio essere, perché aveva sempre saputo che era così. E quanti di noi cerchiamo di incontrare Gesù, cosi come è: dolce, misericordioso, tenero! Perché noi sappiamo, nel profondo, che Lui è cosi. Ritrovato il contatto personale con l’amabilità e la misericordiosa pazienza del Cristo, Tommaso comprende il significato profondo  della sua Risurrezione e, intimamente trasformato, dichiara la sua fede piena e totale in lui esclamando: «Mio Signore e mio Dio!». Bella, bella espressione, questa di Tommaso!

PAPA FRANCESCO   

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