Papa Francesco ci ha sorpreso in questi tre anni di pontificato con parole e gesti, semplici e significativi, ed è arrivato a proporci il Giubileo straordinario della Misericodia, invitandoci a passare per la Porta santa che si è aperta l’8 Dicembre 2015. Una porta che si apre sul mistero di Dio, che si rivela a noi da vicino nella persona e nel vangelo di Gesù Cristo che è il volto della misericordia del Padre, nato dalla Vergine Maria, perché possiamo conoscere in modo definitivo il suo amore (MV 3). Quando ho appreso la notizia ho provato un tuffo al cuore pensando ai miei tanti anni ed all’approssimarsi del mio incontro con Lui, come mi immergerò in un oceano di misericodia di gioia, di serenità e di pace. Ma la sorpresa è diventata molto più ampia leggendo le motivazioni che il Papa ci ha dato: “perché la Chiesa deve rendere più evidente la sua missione di essere testimonr della misericordia”, la Chiesa tutta, per cui Cristo ha dato se stesso, per renderla “tutta gloriosa, senza macchia né ruga, ma santa e immacolata” (Ef 4,27). Papa Francesco afferma che “sono convinto che tutta la Chiesa che tanto ha bisogno di ricevere misericordia perché siamo tutti peccatori, potrà trovare in questo Giubileo la gioia di riscoprire e rendere feconda la misericordia di Dio, con la quale tutti siamo chiamati a dare consolazione ad ogni uomo e ad ogni donna del nostro tempo”. I Padri della Chiesa usavano spesso ripetere una esortazione ai fedeli “semper redire ad Baptismum”, sempre ritornare al battesimo, ad immergerci in quell’onda che ci purifica e ci rinnova. Mi sembra un messaggio di bruciante attualità, perché abbiamo sperimentato nella nostra vita che i momenti più belli sono stati quelli in cui ci siamo sentiti perdonati da Dio. “Nel nostro tempo in cui la Chiesa è impegnata nella nuova evangelizzazione la credibilità del suo annuncio è di vivere e testimoniare in prima persona la misericordia e l’amore di Dio” (MV 12).
Chi è il testimone? È colui che ha visto, che ha sentito, che ha sperimentato in se stesso qualche cosa che gli ha cambiato la vita. Se avremo vissuto con semplicità e sincerità l’esperienza della misericordia, se per grazia di Dio lo avremo capito almeno un poco, non potremo più tenere per noi quanro abbiamo provato e saremo portati a dirlo e a farlo vedere con le parole e il nostro comportamento. Con gli apostoli, che avevano sentito e conosciuto il vangelo della pace e raccolto l’invito di Gesù che li mandava in tutto il mondo, sono usciti sulla piazza di Gerusalemme a proclamare in tutte le lingue le meraviglie di Dio. Perché il Signore cerca operai da mandare nella sua vigna, come dice la parabola, ma occorre che abbiamo nel cuore la “passione” di parlare di Gesù e raccontare quello che Egli ha operato nella loro vita. Il Papa ci indica anche la direzione di marcia quando parla di “Chiesa in uscita”, cioè di non limitarsi a restare nell’ambito delle nostre chiese ma portatore il Suo annuncio ovunque e propone tre immagini di Chiesa:
- Una chiesa che annuncia, perché è fatta per evangelizzare;
- Una chiesa povera per i poveri, come Gesù che ha scelto la povertà e ha affermato che il regno di Dio è per i poveri;
- Una chiesa accogliente, ove tutti possono entrare per trovare una risposta alle domande del loro cuore, e trovare consolazione e pace dalle ferite che si portano dentro (come un ospedale da campo). Siamo chiamati a far conoscere Gesù tenendo in mano il vangelo che parla di Lui, con due punti fondamentali: genuinità e aggiornamento.
Genuinità nel custodire e vivere l’essenziale e aggiornamento nell’essere attenti alle situazioni del momento che stiamo vivendo. Quanto il papa ci dice sulla Chiesa in uscita nelle tre direzioni di cammino può essere il programma che ci impegniamo ad approfondire, vivere e promuovere nei fratelli e nelle sorelle che incontriamo nella nostra vita.
†Diego Bona