Ha 39 anni quando accetta di morire per salvare la figlia. A due mesi dall’inizio della quarta gravidanza, scopre di avere un tumore all’utero. Prima dell’intervento operatorio supplica il chirurgo di salvare la vita che porta in grembo. Poi alcuni giorni prima del parto, dice al marito Pietro: «Se dovete decidere fra me e il bimbo nessuna esitazione: scegliete il bimbo. Salvate lui».
Muore il 28 aprile 1962, una settimana dopo la nascita della bambina. Ma prima che per l’eroica scelta finale, Gianna ci attrae con la quotidianità della sua vita, vissuta alla luce di Dio. La cura della casa, dei bambini e della professione: lei è pediatra e, oltre a lavorare nel proprio ambulatorio, è resposanbile del Consultorio delle mamme e dell’asilo nido, presta assistenza medica volontaria nelle scuole Materne ed Elementari.
C’è poi l’impegno nell’Azione Cattolica, la partecipazione quotidiana alla S. Messa. Scrive il marito: «Non hai fatto cose eccezionali, non penitenze difficili, non hai cercato la rinuncia per la rinuncia, non l’eroismo per l’eroismo. Sentivi e attuavi i tuoi doveri di giovane, di sposa, di madre e di medico con piena disponibilità ai disegni e alla volontà del Signore, con spirito e desiderio di santità, per te e per gli altri».
Pietro Molla ha potuto assistere, più che novantenne alla canonizzazione della sua sposa, cosa che pare non sia mai capitata nella storia.