FRANCESCO A CUORE APERTO

“Come prego? Tante volte prendo la Bibbia, leggo un po’, poi la lascio”. Papa Francesco a cuore aperto. Siamo in Vaticano, nella residenza Santa Marta. È lì che Francesco incontra un gruppo di giovani belgi, delle Fiandre. Studiano Scienze della comunicazione e partecipano a un  progetto della pastorale giovanile.  Accompagnati dal vescovo di Gent, monsignor Lucas van Looy, sono arrivati a Roma pieni di emozione. Sono in quindici, ma solo quattro entrano nello studio del Papa. Tre di loro, due ragazze e un ragazzo, fanno le domande in inglese, un quarto ragazzo è alla telecamera, Francesco risponde in italiano. Un dialogo a tutto campo, senza filtri. L’idea dell’intervista è nata durante le loro riunioni: hanno bussato e il Papa ha aperto. Alcune domande sono molto personali, come quella sulla preghiera. “Mi lascio guardare dal Signore, spiega Francesco, e lì sento, ma non è sentimentalismo, sento profondamente le cose che il Signore mi dice”. Ma non è sempre così. “Alcune volte il Signore non parla: niente, vuoto, vuoto, vuoto. Ma pazientemente sto lì, e così prego. Sto seduto, prego seduto, perché mi fa male inginocchiarmi, e alcune volte mi addormento nella preghiera. È anche una maniera di pregare, come un figlio con il Padre, e questo è importante: mi sento figlio con il Padre”. E perché prega? “Prego perché ho bisogno. Lo sento, come se Dio mi chiamasse per parlare. E prego per le persone, quando io trovo persone che mi colpiscono perché sono malate o hanno problemi… Per esempio, la guerra. Oggi sono stato con il nunzio in Siria, e mi ha fatto vedere le fotografie, e sono sicuro che oggi pomeriggio pregherò per questo, per quella gente”. Quando poi gli chiedono di che cosa ha paura, Francesco non ha esitazioni: “Di me stesso!”. Ma subito aggiunge: “Nel Vangelo Gesù ripete tanto: “Non abbiate paura! Non abbiate paura!”. E perché? Perché lui sa che la paura è una cosa direi normale. Non devi preoccuparti di avere paura”. Ma “c’è la paura cattiva e la paura buona. La paura buona è come la prudenza, è un atteggiamento prudente. La paura cattiva è quella che un po’ ti annulla, ti annienta, non ti lascia fare qualcosa: questa è cattiva e bisogna buttarla fuori”. Una delle ragazze dice che in Belgio a volte non è facile parlare della propria fede, e allora Francesco parla dell’importanza di testimoniare, ma “testimoniare con semplicità”, non in modo aggressivo. “Perché se tu vai con la tua fede come una bandiera, come le crociate, e vai a fare proselitismo, quello non va. La strada migliore è la testimonianza, ma umile, senza trionfalismo”. Altra domanda: “Lei è felice?”. “Assolutamente, sono felice. E sono felice perché… non so perché! Forse perché ho un lavoro, ho un lavoro da pastore! Sono felice perché ho trovato la mia strada nella vita e fare questa strada mi fa felice. Ed è anche una felicità tranquilla, perché a questa età non è la stessa felicità di un giovane, c’è una differenza. Una certa pace interiore, una pace grande, una felicità che viene anche con l’età”. Alla domanda circa il perché della sua attenzione ai poveri, Francesco risponde: “Perché questo è il cuore del Vangelo. Io sono credente, credo in Dio, credo in Gesù Cristo e nel suo Vangelo, e il cuore del Vangelo è l’annuncio ai poveri”. Il Papa ammette anche di aver sbagliato molte volte nella sua vita, per esempio per eccesso di autoritarismo quando, a soli 36 anni, divenne superiore dei gesuiti in Argentina. Dice di essere testardo, ma di aver imparato dall’esperienza: ora sa ascoltare di più gli altri. Quando, infine, i giovani gli chiedono se il Papa ha una domanda per loro, Francesco risponde: “La prendo dal Vangelo. Dov’è il tuo tesoro? Questa è la domanda. Dove riposa il tuo cuore?”. Su potere, soldi, orgoglio, o su bontà, bellezza, voglia di fare il bene? “Dov’è il tuo tesoro? Questa la domanda. Ma dovrete dare la risposta a voi stessi, da soli, a casa vostra”. I giovani hanno promesso una risposta.

ALDO MARIA VALLI

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