Oggi sono tanti i pellegrini che chiedono di essere accolti, e il monito di Gesù riportato nei Vangeli risulta chiaro: «Ero forestiero e mi avete ospitato» (Mt 25,35). C’è chi si mette in viaggio per incontrare Dio, per devozione o per una ricerca spirituale, per particolari esigenze familiari o per fuggire dalla guerra e dalle persecuzioni. Chi è pellegrino in questa terra, prova a cercare una nuova direzione verso cui orientare la propria vita e il proprio cuore. Oggi, in modo particolare, la nostra attenzione non può non rivolgersi verso lo sfollato, il profugo, il nomade. «Nella Chiesa, affermava Giovanni Paolo II, nessuno è straniero, e la Chiesa non è straniera a nessun uomo e in nessun luogo. In quanto sacramento di unità, e quindi segno e forza aggregante di tutto il genere, umano la Chiesa è il luogo in cui anche gli immigrati illegali sono riconosciuti ed accolti come fratelli». Ed è ancora attraverso le parole di Gesù, riportate nei Vangeli, che possiamo fermarci a riflettere ulteriormente: «Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinavano dicendo: “Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta”. Gesù disse loro: “Voi stessi date loro da mangiare» (Lc 9,12-13).
Maria Manzella