Dai suoi scritti e da chi LA conobbe “de visu”
“Di statura piuttosto alta, diafana la fronte , con due occhi mobili e scintillanti dai quali traspariva l’anima grande, con un bel timbro di voce squillante nel suo tipico accento palermitano,la Madre Santocanale riuniva insieme una fede incrollabile in Dio ed una grande carità del Prossimo, un tratto signorile ed un cuore sensibile, aperto a tutte le opere di bene , che la rendevano cara e simpatica a tutti…” Così lo storico Sac. Vito Mangiapane.
Durante le giovinezza lotta non poco per custodire intatto il giglio della purezza. A 15 anni scrive in un polizzino che poi legge frequentemente :”Carolina, bada, sai !La tua felicità sta rinchiusa nella tua Verginità… Non ti lasciare lusingare! Combatti fiduciosa nel Cuore di Gesù e non temere di essere vinta. Coraggio! Fortezza e Via,in nome di Maria!”.
E’ di temperamento nervoso ed è dotata di una grande sensibilità. All’età di circa trentatré anni si ammala gravemente; dapprima è un forte dolore ad una gamba, poi anche all’altra; diagnosi: poliradicolonevrite che la fa soffrire per ben 16 mesi in un modo talvolta inaudito, sino ad arrivare in fin di vita.
Atrocissimi dolori la inchiodano nel letto martirizzandola. Ella è come stritolata, ma nell’anima avverte una grande pace ; sente che viene purificata come l’oro nel crogiolo; avverte la sofferenza come mezzo inestimabile di purificazione,di elevazione a Dio, dopo l’annientamento totale di se stessa. Ecco quanto scrive:”Compresi tutto il mio nulla, com’ero di peso agli altri ed inutile a far del bene…,il Signore volle farmi toccare con mano che da noi siamo strumenti inutili, quando Iddio non si muove con la sua potente misericordia, e ci struggiamo invano se Egli non benedice le nostre intenzioni e non ci soccorre con la sua potenza conservatrice. Ecco- dicevo a me stessa- volevo andare a Cinisi a spendere la mia vita per la gloria di Dio ,ma non posso… sono come annientata. Così Iddio distruggeva in me l’orgoglio ,la vanagloria. Se vivrò-dicevo a me stessa-non potrò ingannare l’anima mia;io mi ricorderò cosa diviene una creatura abbandonata alle sue sofferenze quando gli uomini aiuti diventano inefficaci. Dio solo è grande! Tutto per Lui ha vita, tutto per Lui si muove; tutto per virtù sua si conserva per la sua volontà si distrugge”.
“Cos’è l’uomo ?… Se gli togliete la grazia di Dio non gli resta che miseria e morte. Ecco dove voleva condurmi il Signore ! Voleva farmi arrivare allo stato di annientamento . Io mi sentivo come morta, ogni cosa era finita per me vidi il mondo nella sua realtà. Ecco come il buon Dio mi fece morire a tutto, e quando mi vide in quel stato di umiliazione , pensò di risuscitarmi a nuova vita”. Tale malattia, però, non esercita alcuna influenza sul di lei sistema nervoso centrale, sicchè il suo equilibrio mentale resta illeso, come dimostrano le azioni non tutte facili da lei compiute per quaranta anni dopo la suddetta malattia. Spesso si accusa di essere irascibile, impaziente, focosa. Sceglie come suo Protettore S. Francesco di Sales e chiede insistentemente a Dio la virtù della mansuetudine,la pazienza e la umiltà.
Dopo il lavorio costante nell’eliminare i difetti a praticare le virtù contrarie, ecco come essa appare a quanti la conobbero “de visu “: “Era tanto buona, dolce, affabile, gentile,mai severa. Ci trattava benissimo con ogni attenzione e cortesia ; ci faceva mangiare bene anche se le condizioni dell’ Istituto non fossero davvero floride. Una cosa che commoveva molto era la grandezza d’animo di questa donna eccezionale;aveva un grande senso di ospitalità e, specie con i parenti delle Suore, si mostrava affettuosa e familiare .
“Era allegra, gioviale,molto socievole, teneva alla letizia francescana; amava raccontare storielle burlesche per far ridere; a Carnevale suonava il pianoforte per far ballare le suore.
“D’estate mandava a prendere la granita o invogliava a fare qualche passeggiata al mare. Talvolta faceva improvvisare scenette che poi ascoltava con piacere. Per Natale ci faceva giocare a tombola. Festeggiava onomastici e compleanni. “Era una esperta psicologa. Studiava le tendenze dell’orfanelle e delle educande per avviarle ad una scelta oculata del proprio strato, affinché ciascuno potesse avere un giusto posto nella società, secondo le proprie naturali inclinazioni. “Era leale, sincera, senza il minimo raggiro o la minima ipocrisia. Era prudente: amava consigliarsi prima di prendere una decisione. Amava la purezza e vigilava sulle amicizie particolari. Era temperante, mortificata, austera con se stessa, amante del sacrificio. Era forte nel reprimere gli abusi,nell’esigere la disciplina, l’osservanza dell’orario, la puntualità agli atti comuni, il rispetto per la Casa di Dio dove non ammetteva che si parlasse ad alta voce…” (Una teste oculare)
Meraviglioso esempio di fortezza congiunta a dignità e santa fierezza è la lettera scritta alla Mamma che la rimprovera di essersi circondata di gente semplice e di poca cultura. “Carissima Mamma, la sua lettera mi fece provare un dispiacere vivissimo: non già perché io provi umiliazione nelle sue parole; ma perché mi duole trovare in Vostra Signoria, sentimenti opposti alla nostra santa religione. Il nostro divin modello Gesù, Sovrano del cielo e della terra, volle nascere da parenti poveri : nella povertà passò la vita. Per costruire la sua chiesa, scelse dodici poveri, rozzi ed ignoranti pescatori.
Io chiamata dallo stesso Gesù ad una Missione santa ( per quanto umile), mi reputo fortuna poter modellare la mia Istituzione secondo l’esempio datomi dal mio divin Maestro. Il quale, malgrado la mia indegnità, mi pone al suo fianco e mi dice sua Sposa… Del resto, tende per fermo che la nobiltà e la civiltà non consistono nella posizione sociale; bensì nei sentimenti sublimi di un cuore educato alla scuola dell’ Evangelo. Se lo Spirito Santo di dodici pescatori ignoranti ne formò dodici colonne di Santa Madre Chiesa; se lo stesso Spirito Santo di umili e vili creature ne ha formato i più grandi Santi, che saranno l’ammirazione dei Giusti per tutta l’eternità!…Questo stesso Spirito Divino, che non viene mai meno nella sua virtù infusiva e santificante, volendo potrà formare della mia Istituzione un giardino di eletti fiori, trasformando in anima perfette queste mie buone Figlie che, del resto, sono buone e pie! per quanto non è a loro concesso chiamarsi Signore, viene loro accordato l’alto onore di potersi dire Suore, che vale Spose di Gesù”.Ogni commento è superfluo! “L’umiltà -dice un’altra testa-fu la virtù che praticò maggiormente in tutto l’arco della sua esistenza , con una costanza ammirevole e ciò per lottare la sua facile irascibilità. Quante volte l’abbiamo vista inginocchiarsi a chiedere perdono dopo uno scatto nervoso o una mancanza di riguardo solo da lei ritenuta tale. Quante volte l’abbiamo vista piangere sulle sue miserie ritenendosi la più grande peccatrice, meritevole dell’inferno, Lei che era per tutte un modello di virtù…”
“L’amore verso Dio, in Lei era così grande che traspirava in ogni sua manifestazione: nelle letture, nelle esortazioni, nella devozione, nel culto, nella cura del canto, della liturgia, nella pulizia dei sacri lini, (faceva lavare in casa anche la biancheria della Chiesa Madre) nella proibizione dei lavori servili in giorno di domenica. “Sia fatta la volontà di Dio -il Cuore di Gesù sia sempre benedetto- La lingua che riceve Gesù non deve mai proferire parole che possano dispiacerGli- se dopo morte dovessi vedere che nel mio Istituto sia venuta meno la carità, pregherò Dio che lo distrugga – Ho, l’assoluzione! Prezzo senza prezzo che rimette l’anima in grazia, che ritorna agli amplessi di Dio! Quale apprezzamento ne faccio io! – alludendo all’ultimo istante della sua vita scrive:”Voglio anche senza sentimento, domandare allora perdono a Dio, ed offrirgli volentieri la distruzione del mio corpo, come una debole soddisfazione alla divina giustizia ”. Nonostante tutte le sofferenze morali sofferte, Ella lavora incessantemente per il bene dei fratelli. La sua carità verso il prossimo è straordinaria e solo per il grande amore che nutre per il Signore, può realizzare una sì vasta gamma di opere: orfanotrofio, educandato, catechesi,liturgia e canto, visita ed assistenza ad anziani ed infermi a domicilio, questua, cura dei poveri . In Cinisi il popolo la chiama la “Signora Madre”; l’avevamo conosciuto ”Signora”quando, per le vacanze estive giungeva in Calesse, riccamente vestita; la esperimentano “Madre” quando si preoccupa di venire incontro a tutti i bisogni spirituali e materiali, sia della gente povera che di quella facoltosa. Quando muore è unanime il grido: E’ morta una Santa”.
CANONIZZAZIONE
Sepolta nel Cimitero di Cinisi, dopo tre anni il popolo ne ottiene la traslazione nella Chiesa dell’Istituto. Aperta la cassa, il corpo della Fondatrice è trovato intatto, come fosse morta da qualche ora. Viene sepolta in un loculo sotterra, rivestito di marmo con sopra un monumentino sormontato da una croce con appassionata eloquenza. Il Padre Giovanni Schiavo Cappuccino, chiamato Confondatore dalla stessa Madre Maria Di Gesù, tra l’incontenibile commozione dei presenti, tesse la vita di sacrificio e di immolazione, di nascondimento e di silenzio, di amore e dedizione dell’eletta Fondatrice; esaltando, quasi inno di amore e di gloria, le elette virtù che la ornarono in vita e le permisero, salendo il Calvario dell’umiliazione e del dolore, di consumarsi nell’amore di Dio e nella carità verso il prossimo. Fin dal 1953,una suora incaricata, raccoglie dalla viva voce della gente testimonianze sulla santità della Fondatrice e le scrive. Il 1° Luglio 1964, nella basilica di Monreale si dà inizio alla prima fase del Processo sugli (SCRITTI)e sulla Fama di santità “di Madre Maria di Gesù Santocanale”.
Il 27 Maggio 1966 si chiude il Processo sugli scritti il 24 Dicembre dello stesso anno gli scritti vengono trasmessi alla S. Congregazione dei Riti.
Il 24 Aprile 1970, il Tribunale si riunisce ed inizia l’interrogazione dei vari “testi” sulla Ven.ta Fondatrice. 29 Gennaio del 1973, a cinquant’anni dalla morte della Serva di Dio, il corpo viene riesumato e trovato intatto. Viene collocato in un nuovo loculo scavato sotto la nicchia di S. Giuseppe, com’era stato suo desiderio. Il 21 Novembre 1977, si chiude il Processo informativo.
Il 27 Gennaio 1983, sempre a Monreale, ha inizio la seconda fase del Processo Cognizionale Apostolico sulle “Virtù in specie ” e si chiude a Cinisi l’ 11 Giugno 1984. Il Processo, iniziato con il vecchio “Iter”, ottenutone il permesso, viene continuato con il nuovo, secondo il Decreto”Sanctitatis clarior”.
Venerabile Beata il 12 Giugno 2016