Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12,35-40)
In quei tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette aifianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Il cammino della Chiesa verso il Regno è come il peregrinare di un piccolo gregge che orienta i propri passi verso quel tesoro celeste accumulato quotidianamente mediante la condivisione. Lungo questo percorso, il cristiano si trova a dover gestire e vivere in maniera coerente con la propria vocazione il tempo che lo separa dall’incontro con il Signore che viene: è un tempo delicato e importante; non un appuntamento lontano e vago, ma un incontro fruttuoso e sempre imminente, un tracciato invisibile cui la fede offre «fonda-mento, speranza e prova» (Ef11,1). Gesù non tarda a venire: Lui è lo Sposo attento e fedele che ancora una volta lascia alla sua Chiesa preziosi strumenti per valorizzare e rendere proficua l’attesa. L’uomo quindi, rassicurato dalla promessa del suo Signore, si cinge i fianchi ogni giorno e si china in un servizio che fa della Parola ascoltata un gesto concreto, testimoniando un riflesso della luce con cui il Figlio dell’uomo è passato e sempre passa tra le vicende della vita per servire. Certo, la paura della morte e il ritardo del Signore qualche volta offuscano i pensieri dell’uomo e lo inducono a cogliere l’attimo presente in maniera distorta, come frangente da carpire, quasi a disprezzo «dei giuramenti a cui dovrebbe prestare fedeltà» (Sap 18,6). Invece la volontà del Signore dovrebbe essere sempre l’apice verso cui tende l’agire del cristiano, lo zenit dal quale dischiude i suoi orizzonti. nPoi il Signore lascia un’ultima raccomandazione: essere affidatari e custodi del suo mandato, della sua Parola, del suo esempio e del suo insegnamento è una grossa responsabilità e al contempo un grande dono; una scelta di fede da fare propria, seminare, far crescere e germogliare, ciascuno secondo le proprie capacità. E noi, siamo pronti per accogliere il padrone che torna dalle nozze?