HAI ABBANDONATO IL TUO AMORE DI PRIMA!

La Parola
All’angelo della Chiesa di Efeso scrivi:
Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro: Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza, per cui non puoi sopportare i cattivi: li hai messi alla prova – quelli che si dicono apostoli e non lo sono – e li hai trovati bugiardi. Sei costante e, hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti. Ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo amore di prima. Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti e compi le opere di prima. Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto. ‘Tuttavia hai questo di buono, che detesti le opere dei Nicolaìti, che anch’io detesto. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò mangiare dell’albero della vita, che sta nel paradiso di Dio.
(…) “Ma ho da rimproverarti alcune cose: hai presso di te seguaci della dottrina di Balaàm, il quale insegnava a Balak a provocare la caduta dei figli d’Israele, spingendoli a mangiare carni immolate agli idoli e ad abbandonarsi alla fornicazione. Così pure hai di quelli che seguono la dottrina dei Nicolaìti, “Ravvediti dunque; altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi la riceve.

Per la lectio
Efeso e il capoluogo della provincia di Asia, città nella quale ha soggiornato Paolo a lungo, a Efeso vive Giovanni. Efeso è dunque città nella quale si è formata ed è cresciuta una Chiesa rigogliosa e molto feconda, che è poi divenuta centro d’irradiazione del Vangelo verso tutte le località circostanti; le compete un ruolo di presidenza, un ruolo primaziale. Viene dunque interpellato l’angelo della Chiesa d’Efeso. Come anche in tutte le altre lettere, è il Signore, che si presenta: “Così parla Chi tiene le serre stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro» (Ap 2,1). È il Signore della Chiesa e la Chiesa è nella sua mano: «Conosco le tue Opere». Questo verbo, “conoscere”, ritorna puntualmente in tutte e sette le lettere e svolge un ruolo decisivo per quanto riguarda questa comunicazione che il Signore indirizza dia sua Chiesa. Questa conoscenza non è d’ordine concettuale ma affettivo. È conoscenza nel senso di un coinvolgimento vitale, che assume la realtà integrale dell’altro. «Io ti conosco»: è un impegno d’alleanza e d’amore, dal quale nasce il discernimento necessario per le diverse situazioni che saranno segnalate man mano. Si tratta di come si muovono queste chiese, di come sono condizionate dall’impatto con le cose del mondo e con le proprie situazioni interne. Tutto è sempre da riportare a questa dichiarazione: «Io ti  conosco». «Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua castanza». E’ una Chiesa operosa, la Chiesa di Efeso, ha intrapreso una enormità di iniziative missionarie, si è dedicata all’evangelizzazione con grande coraggio, con strenua e instancabile pazienza. C’è l’accenno ad una situazione che è apparsa preoccupante per quanto riguarda il fraintendimento del ruolo apostolico: qualcuno si dice apostolo e non lo è. Cominciamo ad intravedere una qualche prospettiva problematica: la Chiesa d’Efeso, così risoluta nella sua professione d’impegno pastorale, potrebbe aver trascurato la necessaria coerenza nell’esercizio della testimonianza evangelica. Può succcedere che il ruolo prevalga sulla verità spirituale. Efeso sembra proprio minacciata da questa possibilità di ridursi alla fierezza del proprio ruolo, corre il rischio di perdere di vista veramente l’essenziale della missione che le è stata affidata che è quella di condividere l’intimità d’amore, per la quale il Signore l’ha costituita nella presidenza pastorale. Quel che riguarda la Chiesa d’Efeso tocca in realtà ogni Chiesa, che, per quanto piccola e sgangherata, esercita comunque un ruolo di presidenza pastorale. “Bene, tu ti sei data da fare, Chiesa d’Efeso, sei stata costante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti». «Ho però da rimproverati che hai abbandonato il tuo amore di prima». Hai abbandonato il primo amore, dice il testo in greco: hai abbandonato il primato dell’amore. «Ricorda dunque da dove sei caduto». Sei caduto. In realtà la Chiesa d’Efeso è una Chiesa che sta in alto, che governa che è ben riconoscibile posta per necessità di cose su un piedistallo che la rende visibile e da questo punto di vista ha dimostrato d’essere efficiente, meritevole di riscontri di riconoscimenti, d’applausi a scena aperta, eppure «sei caduto», dice il Signore alla sua Chiesa. «Ravvedi e compi le opere di prima». Le prime opere: ritorna l’aggettivo che abbiamo messo a fuoco a riguardo dell’agape: l’amore di prima, le opere di prima, le prime opere. Ritorna al primato dell’amore. «Se non ti ravvederai verrò da le e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto». Non c’è altra ragione perché tu svolga questo ruolo di presidenza se non quella d’essere testimone dell’amore di prima. La lettera termina così: «Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese». È lo Spirito che sussurra alla Chiesa e nell’intimo d’ogni credente le parole che il Signore pronuncia.

Discernimento
Può succedere che il ruolo prevalga sulla verità spirituale, per la Chiesa d’Efeso, come per noi. È lo Spirito che ci accompagna verso un cammino di verità, premessa necessaria per ascoltare i segni dei tempi e prendere le decisioni conseguenti. La Chiesa d’Efeso ha dimostrato d’essere efficiente, meritevole di riscontri di riconoscimenti, d’applausi a scena aperta, eppure è «caduta». È lo Spirito che ci apre all’amicizia con il Signore, così da alimentare il discernimento attraverso le scelte quotidiane. «Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese». È la presenza e l’operazione dello Spirito Santo nel mondo e nel popolo di Dio a guidarci verso il discernimento, che tocca anzitutto la nostra disponibilità personale e comunitaria alla sua libera ispirazione.

Visione
L’Eucaristia è il sacramento della comunione e dell’amicizia del Signore verso la sua Chiesa. L’Eucariscia dona alla nostra vita il proprio movimento e la propria consistenza, plasma giorno dopo giorno lo stile delle nostre relazioni col mondo, rendendoci uomini e donne capaci di gratitudine.
«L’Eucaristia è questa azione di grazie che manifesta il mondo nuovo in mezzo a un mondo stremato, dove la paura, la diffidenza e la solitudine hanno invaso il cuore dell’uomo. L’Eucaristia ci convince che tutto è grazia, tutto è dono. Questa maniera di accogliere se stesso e la sorgente della conversione più profonda, quella che ci decentra da noi stessi per farci aprire le mani e le braccia dell’orante che accoglie e dona a sua volta senza trattenere nulla… “Un Uomo nuovo” (Col 3,10), un mondo nuovo caratterizzato da rapporti filiali verso Dio e fraterni verso gli uomini, diciamo un’umanità nuova: tali sono i frutti attesi del pane di vita che la Chiesa spezza e spartisce nel nome di Cristo».

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