CONOSCO LE TUE OPERE: TU NON SEI NÉ FREDDO NÉ CALDO

La parola
All’angelo della Chiesa di Laodicèa scrivi:
Così parla l’Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio: Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. Tu dici: “Sono ricco, mi sono arricchito: non ho bisogno di nulla”, ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. ‘”Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità e collirio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista.     Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti. Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dico alle Chiese.

Per la lectio
E’ l’ultima lettera della serie. «Così parla l’Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio. Conosco le tue opere». Il Signore si presenta: io ti conosco. “Tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo!». Sempre peggio. La Chiesa di Sardi per esempio giocava sistematicamente su due piani, preoccupata di mantenere la visibilità esteriore, decorosa e imponente, motivo d’attrazione o di solidarietà mondane. La Chiesa di Laodicea, invece, si è ormai immersa nella tiepidezza, la tiepidezza è divenuta un’impostazione, un valore; la tiepidezza ha acquisito, per così dire un significato istituzionale. Siamo di fronte all’ideologia della tiepidezza: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca». Una parola durissima questa. Una pappa insulsa meritevole soltanto di essere vomitata. “Tu dici: io sono ricco”. C’è anche questo particolare, la Chiesa di Laodicea è una Chiesa benestante, perché Laodicea è una città prosperosa, nota nell’antichità per i commerci, per le sue attività industriali, tessili e farmaceutiche. La sua Chiesa risente di questo. «Ti consiglio di comperare da me oro purificalo dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirli e nascondere la vergognosa tua nudità e collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista», perché, tu sei un ammalato, tu sei un povero disgraziato, tu sei uno svergognato «Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e convertiti». Giunge il richiamo in una prospettiva di correzione: do tutti quelli che amo li rimprovero». «Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me».

Questo manda a dire il Signore alla Chiesa di Laodicea, ed è il Spirito che fa riecheggiare nell’intimo il rumore di quei’ colpi battuti alla porta da un mendicante qualunque, uno sconosciuto qualunque, un seccatore qualunque. Sono io che sto alla porla e busso, finché qualcuno mi aprirà, entrerò e ceneremo insieme. Questa immagine proviene dal Cantico dei Cantici. Nell’ultima, che dà il massimo vigore al rimprovero, siamo ricondotti all’urgenza di quell’iniziativa d’amore che abbiamo colto fin dall’inizio: io ti conosco, ti chiamo a conversione, perché attendo la tua partecipazione al servizio dell’Vangelo, la tua comunione con me nella Pasqua per l’evangelizzazione. Attendo, fremo, insisto e ti sollecito come un mendicante alla porta; sto bussando e non rinuncerò finché qualcuno mi aprirà, entrerò e ceneremo insieme. Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul suo trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo nono. Chi ha orecchi. ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese».

Discernimento
Prima di rivelare al discepolo il senso degli avvenimenti, il Testimone verace si rivolge al cuore della sua Chiesa per consolarla e rafforzarla in vista della prova. Non si tratta di un chiudersi in esperienze intimistiche. La Chiesa è
condotta nel deserto per prendere coscienza di essere il popolo dell’alleanza e
rinnovare la fedeltà al Signore. Tutta la vita e l’azione della Chiesa provengono da questa comunione col Signore nella Pasqua. La testimonianza da rendere alla potenza inerme dal Vangelo e l’urgenza più grande della Chiesa che vive nel mondo quale segno l’annuncio di una comunione aperta a tutti gli Uomini.

•    Per vivere immerso nel mondo il credente è chiamato restare radicato
in questa comunione con il Signore, attraverso l’ascolto costante della
Parola, l’Eucaristia, la Riconciliazione e la preghiera custodita nelle
attività d’ogni giorno.

•    Radicati in quella comunione si riceve l’intelligenza spirituale della
Storia  e la possibilità di trovare alcune strade per rispondere ai tanti
appelli della vita, dell’uomo, della storia. In questo senso l’azione non
può che essere contemplativa, nel mondo.

•    Il discepolo tiepido è chiuso sia alla Parola di Dio che a quella
dell’uomo: s’impadronisce dei suoi beni e non li condivide. Così una
comunità tiepida è cieca e chiusa dinanzi alle tante parole che vengono
dal Signore e dall’uomo.

Visione
L ‘Eucaristia è il sacramento della comunione della Chiesa che sempre si confessa peccatrice nei suoi figli. Il dono della comunione è più grande della
Chiesa e le è riversato in grembo d’Eucaristia in Eucaristia. Senza questo dono la Chiesa diventa comunità tiepida, buona solo per essere vomitata. Una Chiesa che accoglie e lascia crescere il dono della comunione in sé e intorno a sé è veramente primizia del Regno, inizio e annuncio della creazione nuova in Cristo.

«Dio non vuole per l’uomo una perfezione che lo rinchiuda in se stesso e lo renda inaccessibile: la perfezione che vuole per lui e quella relazione che conduce alla comunione. In altri termini la perfezione dell’amore. Ora, l’amore e una ferita che rende vulnerabile e dalla quale può uscire il sangue del nostro cuore, il soffio della nostra vita… Bisogna uscire dalla propria autosufficienza e darsi dall’interno. In ceno modo, bisogna mettersi a piedi nudi, scoprirsi, non proteggersi più (fosse pure attraverso le virtù) e ridiventare vulnerabili e attenti all’altro».

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