BEATO ALBERTO MARVELLI

L’esistenza di questo giovane ingegnere, stroncata a 28 anni da un incidente stradale, a Rimini, quando era nel pieno di un attività appassionata e quasi frenetica, dedicata al servizio apostolico caritativo, sociale, politico “soprattutto nel servizio ai più poveri e bisognosi della sua città, appare come un  segno meraviglioso di limpidezza spirituale e di dedizione totale nel farsi “tutto a tutti”, come direbbe S. Paolo.
La scuola e la fucina effficace di tanto ardore furono, anzitutto la sua famiglia, soprattutto la figura materna; poi la partecipazione entusiasta alla vita dell’oratorio salesiano della sua Parrocchia di Maria Ausialiatrice di Rimini, nel più genuino spirito di S. Giovanni Bosco; e poi l’Azione Cattolica, la FUCI, allora guidata a livello nazionale da una figura mirabile come quella di Mons. Montini, e poi le ACLI ,e,  infine, il partito della Democrazia Cristiana di quel tempo, ricco di ideali e di nobili progetti, oltre che di figure prestigiose. E infine, e soprattutto… lo Spirito Santo che spinge i credenti sui sentieri arditi della carità e della santità.
Alberto nacque a Ferrara nel 1918, secondo di sei fratelli, ma la sua famiglia, nel 1931, si stabilì definitivamente a Rimini. Qui, egli trovò il suo campo di lavoro e di servizio. E davvero sorprendente il modo con cui questo ragazzo percepì subito, frequentando il patronato dei Salesiani, il percorso e l’anelito alla santità più coraggiosa e limpida. A 15 anni cominciò a scrivere il suo Diario nel quale, più che la cronoca della sua vita, esprimeva le sue meditazioni e il suo dialogo quotidiano con il Signore. Si impose un Regolamento di vita quasi monastico e si mise ad osservarlo in maniera rigorosa, dalla levata al mattino, alla recita del Rosario, alla lettera spirituale, alla Messa quotidiana. Quello che davvero stupisce, tuttavia, è ilfatto che questo ardore di santificazione personale, non lo chiuse in un ambito di spiritualità intimistica o astratta, ma lo spinse all’impegno civico e sociale, al servizio e alla dedizione ai poveri e ai bisognosi. Alberto ebbe la sorte di vivere in uno dei periodi più drammatici e turbolenti della storia italiana e, in particolare, della sua città: quello della guerra, dei bombardamenti, della occupazione nazista dopo l’armistizio dell’otto Settembre del 1943, e successivamente quello della ricostruzione del dopoguerra, in mezzo a povertà disastrose e tensioni sociali terribili e sanguinose.
Soprattutto dopo la laurea in ingegneria, raggiunta a 23 anni, nel 1941, presso l’Università di Bologna, egli si immerse, con un attività travolgente e senza soste, nel servizio della sua gente. Si adoperò per salvare molti giovani dalla deportazione in Germania, fu Assessore ai lavori pubblici di Rimini, presiedette alla commissione che distribuiva gli alloggi agli sfollati, promesse una cooperativa di lavoratori edili, si scrisse al partito della democrazia cristiana.
Nel campo ecclesiale fu membro attivo dell’Azione Cattolica, Presidente dei Laureati Cattolici, Responsabile Diocesano del settore giovani, e membro attivo della S. Vincenzo cittadina.
E davvero impressionante questa attività travolgente. Ma più mirabile fu lo spirito di sollecitudine, di carità, di rispetto che hanno sempre questa quotidiana dedizione alla necessità dei fratelli, nello spirito di un apostolato che voleva essere sempre espressione di un cuore immerso nella preghiera, nella vita di grazia, nella fedeltà al Vangelo. Un incidente stradale stroncò questa vita ardente e intensa, la sera del 5 ottobre 1946, mentre Alberto, sulla sua inseparabile bicicletta, stava andando a tenere un comizio. Ma quella morte tragica pose anche un sigillo luminoso e commuovente ad una testimonianza laicale, ardente di instancabile e quotidiana dedizione ad altri, che riteneva inconcepibile separare il servizio fratelli dalla tensione verso l’autentica santità. Alberto fu proclamato beato dal Papa Giovanni Paolo II, il 5 settembre del 2004, a Loreto, durante l’incontro nazionale dell’Azione Cattolica. In quello stesso giorno anche la Venerabile Pina Suriano venne proclamata Beata.

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