Mater misericordiae, ora pro nobis.
Quant’è dolce e amabile quest’invocazione litanica, presente nella pietà popolare fin dal Medioevo.
L’ età medievale ha sentito in modo particolarmente intenso questo attributo mariano, strettamente connesso con l’immagine della Madonna del manto, che assicura protezione e difesa ai suoi figli. Forse per primo Giacomo di Sarug (+521) ha attribuito a Maria il titolo di Madre delle misericordie. Romano il Melode (+556) parla di madre misericordiosa, mentre Massimo il Confessore (+ 662) e Giuseppe Studita (+ 832)invocano Maria quale misericordiosa Madre di Dio. Paolo Diacono (+ 799), in Occidente, la chiama Madre di misericordia, che non cessa mai di intercedere per noi. Giovani di Salerno, verso il 945, attesta per primo che Oddone di Cluny (+ 942) era solito chiamare Maria Mater misericordiae, parlando di un sogno in cui un brigante, diventato monaco di Cluny, vide apparire una bella signora che si presentava in questo modo. Oddone raccomanda, all’interno di una riflessione sulla teologia del Natale, di chiamare Maria Mater misericordiae , perché, in quanto madre del Salvatore Gesù, è capace di ottenere la misericordia di cui il monaco ha bisogno.
San Bernardo: “Maria apre l’abisso della Misericordia di Dio”
Il grande monaco e cantore delle Beata Vergine, san Bernardo si chiede: “Perché la chiesa chiama Maria “Regina di Misericordia” ?”. E si risponde: «perché noi crediamo che Ella apre l’abisso della Misericordia di Dio a chi vuole, quando vuole e come vuole. Così non vi è peccatore, per quanto sia enorme la quantità dei suoi peccati che si perda se Maria lo protegge»
Quando ognuno di noi esamina la propria coscienza morale, si auto percepisce peccatore e rischierebbe di sentirsi subissato dalla mole dei propri errori delle proprie omissioni e delle proprie decisioni contro il cuore di Dio. Ma se grande è l’abisso dei nostri peccati, più grande è quello della misericordia di Dio. Maria, perciò, è l’ a proteggerci dall’abisso preparato dal maligno, suggerendoci di riconoscere i peccati commessi, di voler cambiare per riparare i torti fatti a Dio, a noi e agli altri. Ci indica il confessionale dal quale, ci lasceremo guidare, torneremo ad una vita rinnovata e riconciliata.
Sant’Agostino:”O Dio mio, misericordia mia”
Solo a pensare questa verità dalla nostra fede, l’anima si sente mossa ad elevare come una canzone d’amore al Dio di misericordia, che ha suscitato per noi questa grande Madre. Lo faceva sant’ Agostino alla presenza di Dio, che egli chiamava, quasi con un vezzeggiativo “misericordia mia”, quando dialogava con il suo maestro interiore, Gesù Cristo, «con quanti ammettono come vero tutto ciò che la tua verità manifesta dentro, nella mia mente. Quanti invece lo negano, abbaino a proprio piacere fino a stordirsi. Mi sforzerò d’ indurli alla calma e ad aprire il loro cuore alla tua parola… Parla nel mio cuore con verità. Tu solo sai farlo… mi ridurrò nella mia stanza segreta, ove cantarti canzoni d’amore fra i gemiti, gli inenarrabili gemiti che durante il mio pellegrinaggio suscita il ricordo di Gerusalemme nel cuore proteso in alto verso di lei, Gerusalemme la mia patria, Gerusalemme la mia madre, e verso di te, il suo sovrano, il suo illuminatore, il suo padre e tutore e sposo, le sue caste e intense delizie, la sua solida gioia e tutti i suoi beni ineffabili, e tutti simultanei, perché unico sommo, vero bene, non me ne distoglierò, fino a che nella pace di quella madre carissima, dove stanno le primizie del mio spirito, donde traggo queste certezze, tu non abbia adunato tutto ciò che sono da questa deforme dispersione, per formarlo e fermarlo definitivamente in eterno, o dio mio, misericordia mia».
La preghiera del salve regina
La preghiera del salve regina ci ripropone, un’invocazione assai idonea per quest’anno giubilare:«Salve Regina, madre di misericordia…avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi!». Presente nella tradizione cristiana fin dal secolo XI, essa è ancora cantata nella liturgia delle ore e con tale invocazione orante si conclude la corona del santo Rosario, sia rifacendosi ai misteri gloriosi, gaudiosi, dolorosi e luminosi, sia alla coroncina della misericordia. Il Dio, che parla nel cuore con verità, ci ha manifestato il cuore purissimo della Beata Vergine, nel quale è sgorgato, appunto, l’amore di Madre della misericordia che volge a noi i suoi occhi teneri e ci mostra Gesù, suo Figlio.”Maria immacolata madre della misericordia”, e anche il titolo con cui, nelle Congregazioni cusmaniane dei Servi e delle Serve dei Poveri, ella viene invocata da sempre. Anch’io la invoco, quotidianamente, come consacrato tra i Bocconisti.
Il sacramento della penitenza
La ricchezza più grande è la misericordia del Padre e gli occhi della nostra avvocata ci permettono di attingere più copiosamente a quel vero e proprio abisso che è la misericordia divina. Papa Francesco, non a caso le ha affidato non solamente tutto il popolo di Dio, ma particolarmente il mistero dei presbiteri e, soprattutto, lo speciale servizio dei missionari della misericordia, inviati perché ogni comunità cristiana possa comprendere sempre più il valore del sacramento della Penitenza.. La Confessione-Riconciliazione-Penitenza e il sacramento che il Signore ci offre per purificarci dal peccato, gustare il perdono, la riconciliazione, riassaporare la gioia del perdono, la bellezza della grazia divina ed il dono dell’indulgenza plenaria. Accostiamoci , accompagnati dalla Madre, al mistero della grazia santificante. Grazia non significa genericamente spiritualità ma è un dono molteplice dello Spirito santo, che ci rende “graditi a Dio”. Continuiamo, pertanto, a vivere intensamente, guidati dalla mano tenera della Madre Celeste la nostra esperienza giubilare di grazia e di misericordia. Che cosa intendiamo per ”misericordia”? Null’altro che la bontà, benevolenza, indulgenza, amicizia, disponibilità, carità, perdono, pietà, grazia. La misericordia possiede molti volti, è eterna, fedele, preziosa, mirabile, migliora la vita, ed è più vasta del cielo, come la cantano a più riprese i Salmi biblici. In tal modo, un vaso di terra, qual è il nostro cuore, può diventare la pianta in cui, l’Altissimo semina i germi del bene. Esprime molto bene tutto ciò, un racconto: un giorno un uomo ricco consegnò un cesto di spazzatura ad un povero.
L’uomo povero gli sorrise, e se ne andò col cesto, po lo svuotò, lo lavò e lo riempì di fiori bellissimi. Ritornò dall’uomo ricco e glielo diede. Questi si stupì e gli disse: «Perché mi hai donato fiori bellissimi se io ti ho dato la spazzatura?». E l’altro disse: «Ogni persona da ciò che ha nel cuore».