LA CHIESA E LA RIVOLUZIONE PROTESTANTE – Terza parte

Calvino e il Calvinismo

Il secondo eresiarca, il qui centro d’azione fu in Svizzera a Ginevra, e la cui dottrina si diffuse largamente anche in Francia, in Germania, in Ungheria, fu Giovanni Calvino, nato a Noyon in Piccardia nel 1509. Fino a una certa età fu un solitario, un silenzioso, uno senza crisi religiose. Si era data una forte e ampia cultura e a un dato momento si scopre eretico e adatto a divenire un vero caposetta. Dopo aver vagato per la Francia, essere venuto in Italia, e aver scritto la Institutio Christianae relgionis, si porta definitivamente all’estero e capita nel 1536 a Ginevra e in breve acquista tale credito e autorità, che dal 1541 in poi si può dire che sia il vero capo di Ginevra. Questa per mezzo suo divenne una delle capitali più celebri del Protestantesimo.

Di spirito chiuso severo, Calvino mantenne Ginevra obbediente ciecamente a se stesso e alla sua dottrina, mediante un regolamento ecclesiastico, e un tribunale dei costumi. Regolò tutta la vita domestica e civile della città secondo il Vangelo interpretato a suo modo. L’assenza dalle sacre funzioni, la frequenza alle osterie, la danza, il lusso, la mancanza di rispetto all’autorità e alla sua persona erano punite con la scomunica, seguita da multe, dal carcere, dal bando. L’intolleranza di Calvino si manifestò contro Michele Serveto che aveva negato il mistero della SS. Trinità e scritto contro di lui. Mentre Serveto era in Francia, lo fece denunziare all’inquisizione cattolica, e ad essa fece consegnare le lettere scrittegli da lui. Fuggito il Serveto dalla Francia e imprudentemente transitando da Ginevra, Calvino lo fece prendere e condannare alla pena capitale del fuoco, eseguita il 27 ottobre 1553. Gli arrestati e condannati furono quasi 900, di cui 76 condanne all’esilio, e 57 condanne a morte. Calvino morì nel 1604. La dottrina di Calvino è molto più coerente di quella di Lutero e di tutti gli altri eresiarchi. Calvino negò la presenza reale nell’Eucarestia, che Lutero ammetteva in un primo tempo; Calvino diede l’autorità religiosa ai fedeli, Lutero ai principi. Ammette due sacramenti: il Battesimo e la Cena; unica norma di fede è la Sacra Scrittura; la giustificazione avviene mediante la fede in Cristo, senza le opere. Ammette una ferrea predestinazione al paradiso o all’inferno da parte di Dio, indipendentemente dalla volontà umana. I Calvinisti si diffusero in tutto il mondo e fecondarono tutte le sette d’Inghilterra, Ungheria e America. In Francia si diffusero pure col nome di Ugonotti e cagionarono guerre micidialissime durante settant’anni.

Enrico VIII  e l’Anclicanesimo

Il terzo eresiarca della rivoluzione antiecclesiastica del sec XVI fu un re: Enrico VIII d’Inghilterra. Dapprima si era mostrato protettore della Chiesa Cattolica e suo devoto figlio. Sorta l’eresia di Lutero egli stesso aveva composto un libro in difesa dei sette sacramenti, dedicandolo a Leone X che gli diede il titolo di difensore della fede, tuttora portato dai Re d’Inghilterra. Ma la scorrettezza morale della sua vita privata lo portò a perdere la fede cattolica, e a farla perdere alla sua nazione. Nel 1527, essendosi innamorato di Anna Bolena, dama d’onore della regina, Enrico cercò un preteso per rompere il matrimonio, che sin dal 1509 aveva contratto con Caterina d’Aragona, da cui aveva avuto tre figli e due figlie, di cui solo Maria sopravviveva. Portò come pretesto che Caterina era anche sua cognata e che la dispensa di Giulio II Papa, non poteva essere valida. Il Cardinale Tommaso Wolsey per servilismo diede ragione al Re, il quale presentò a Clemente VII Papa formale domanda di dichiarar nullo il suo matrimonio con Caterina. Il Papa inviò in Inghilterra un Cardinale perché sentisse  le ragioni del Re e della Regina, affidandogli una bolla già stesa e firmata di dichiarazione di nullità, qualora il matrimonio risultasse veramente nullo. Ma dal processo, risultò che il matrimonio era valido e quindi non si poteva sciogliere. Dopo sei anni di discussioni, il Papa Clemente VII dichiarò il 23 marzo 1534 valido il matrimonio fra Enrico VIII e Caterina. Nel contempo il Re si era già separato dalla Chiesa di Roma, aveva allontanata Caterina, si era unito con Anna Bolena con la benedizione del nuovo Vescovo di Canterbury, e l’aveva fatta riconoscere da tutti regina d’Inghilterra. Inoltre aveva l’obbligo sotto grave minaccia vescovi e clero a riconoscerlo come capo supremo della chiesa inglese, a titolo di protezione come aveva spiegato e come tale vescovi e clero lo avevano riconosciuto. Da allora proibì di ricorrere al Papa per qualsiasi motivo, e volle che tutte la gerarchia riconoscesse con giuramento di ritenere la giurisdizione ecclesiastica solo dal re. Confiscò a proprio vantaggio i beni di tutti i conventi di Inghilterra, gettando sul lastrico, migliaia di persone assistite dai conventi distrutti. E condannò a morte molti cattolici, perché riconoscevano il Papa, e anche luterani e calvinisti, perché erano eretici ed egli voleva che la fede fosse rispettata.

Le vittime più illustri della sua crudeltà furono due Santi Martiri, il Vescovo Fisher e Tommaso Moro, Cancelliere del regno, rei di non aver voluto giurare la supremazia spirituale del Re. Anche la regina Anna Bolena finì sul patibolo, accusata da Enrico di disonestà. Il 19 maggio 1536. Il giorno dopo, dell’esecuzione egli sposava Giovanna Seymour; morta la quale, subito dopo la nascita di Edoardo VI, sposava Anna di Cleves, la quale accortasi di non piacere al re, chiese il divorzio e di essere rinviata in Germania. Fece uccidere anche la quinta moglie, Caterina Howard, e se la sesta Caterina Parr, non incontrò la stessa sorte fu perché finalmente morì lo stesso Enrico. Mandò, pure al patibolo Tommaso Cromwel suo ministro e vicario generale negli affari religiosi. Enrico VIII morì il 28 gennaio 1547 coperto del sangue di un numero di vittime oscure e illustri. Gli succedette Edoardo VI sotto il quale ebbero piena liberà di propaganda luterani e calvinisti. Crammer arcivescovo di Canterbury, segreto luterano, introdusse nella liturgia inglese parecchi errori luterani. Morto Edoardo VI (1553) gli successe Maria figlia di Enrico e di Caterina, che ristabilì il cattolicesimo, ma cinque anni dopo morì, senza poter consolidare l’opera sua. Sopravvenne Elisabetta figlia di Anna Bolena. Costei ammise apertamente il Protestantesimo e si adoperò per radicarlo in Inghilterra con tutti i mezzi che le venivano dal potere regio assoluto, dalla paura delle sue numerosissime condanne e dalla scaltrezza abilità del governo. Nel 1562 il Parlamento riconobbe come simbolo della Chiesa Anglicana i 39 articoli nei quali, eccetto la gerarchia anglicana che era conservata, si faceva propria tutta la dottrina calvinista. Con ciò si negano la presenza reale nell’Eucarestia, la Messa, il Purgatorio, il culto dei Santi. L’Anglicanesimo conservò una certa parvenza di cattolicesimo e mai una realtà fu calvinista. Ai non conformisti, ossia a chi ricusava di accettare i 39 articoli e non frequentava nei di festivi le chiese anglicane, furono comminate pene gravissime: tortura, prigione, morte. I vescovi cattolici nel tempo di Maria, eccetto tre che esularono, furono incarcerati, numerosi cattolici gettati in carcere e quando le carceri furono pienissime essi furono liberate, dopo che con un ferro rovente erano state bucate loro le orecchie ed erano stati flagellati in pubblico. Da allora in Inghilterra la persecuzione contro i cattolici fu sistematica e costantemente mantenuta fino ai primi del 1800.

La diffusione del Protestantesimo

Si staccarono dalla Chiesa di Roma quasi tutti i paesi tedeschi . Rimasero fedeli alla Chiesa di Roma i paesi di linea latina. In Francia, in Spagna e Italia ci furono tentativi di diffusione, ma il protestantesimo non riuscì a penetrarvi, perchè tutti e tre questi paesi, sentirono che esso estraneo alla loro mentalità contrario alla propria fede illustra da tante sante persone viventi in quel periodo, contrario a tutte le loro tradizioni, alle devozioni tanto amate, sopra tutto dell’Eucarestia e della Madonna, contrario alle numerose congregazioni laiche che pullulavano in tutte le città, dannoso ai propri interessi nazionali e cittadini. Classe dirigente e popoli videro nella Chiesa Cattolica la Chiesa di Dio, e nella appartenenza ad essa la ragione di elevazione propria, di dolcezza della vita, di santità della famiglia, di pace dell’anima.

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