Il Rosario, “compendio del Vangelo”, ha un valore cristocentrico e riassume interamente la fede cristiana. Pregare con il Rosario significa stare accanto a Gesù e a Maria, meditando i misteri della loro vita: dopo aver ricordato l’incarnazione e la vita nascosta di Gesù (misteri della gioia), meditato su alcuni momenti particolarmente significativi della vita pubblica (misteri della luce), ci si sofferma sulla sofferenza della passione (misteri del dolore) e infine sul trionfo della resurrezione (misteri della gloria). La preghiera del santo Rosario è estremamente semplice e tanto cara alla Madonna; è la dolce compagnia nella vita di chi crede, compagnia di Maria che ci indica, attraverso la contemplazione dei principali misteri cristiani, la via di suo Figlio Gesù. Papa Giovanni Paolo II, nell’anno dedicato al Rosario, suggeriva questa pia pratica a tutte le famiglie: il Rosario – diceva – è anche, da sempre,
preghiera della famiglia e per la famiglia. Un tempo questa preghiera era particolarmente cara alle famiglie cristiane, e certamente ne favoriva la comunione. Occorre non disperdere questa preziosa eredità. Bisogna tornare a pregare in famiglia e a pregare per le famiglie, utilizzando ancora questa forma di preghiera. La famiglia che prega unita, resta unita.
Il Santo Rosario, per antica tradizione, si presta particolarmente ad essere preghiera in cui la famiglia si ritrova. I singoli membri di essa, proprio gettando lo sguardo su Gesù, recuperano anche la capacità di guardarsi sempre nuovamente negli occhi, per comunicare, per solidarizzare, per perdonarsi scambievolmente, per ripartire con un patto di amore rinnovato dallo Spirito di Dio.
Molti problemi delle famiglie contemporanee, specie nelle società economicamente evolute, dipendono dal fatto che diventa sempre più difficile comunicare. Non si riesce a stare insieme, e magari i rari momenti dello stare insieme sono assorbiti dalle immagini di un televisore… La famiglia che recita insieme il Rosario riproduce un pò il clima della casa di Nazareth: si pone Gesù al centro, si condividono con lui gioie e dolori, si mettono nelle sue mani bisogni e progetti, si attingono da lui la speranza e la forza per il cammino» (Rosarium Virginis Mariae, 41).
Il Rosario della Beata Vergine Maria, che si sviluppa gradualmente nel corso del secondo millennio, è una preghiera antichissima; una particolare forma di orazione che affonda le sue radici nei primi secoli del cristianesimo, quando i Padri del deserto utilizzavano delle cordicelle con una serie di nodi per contare le orazioni pronunciate in forma litanica.
Successivamente, l’uso di pregare 150 volte l’Ave Maria permetteva alle persone illetterate di sostituire la preghiera dei 150 salmi contenuti nel testo della Bibbia. Chiamato, infatti, il “Vangelo dei poveri”, per coloro che non sapevano leggere, il “Salterio di Maria” invitava a pregare e, nello stesso tempo, a meditare i misteri della vita di Cristo. Bisognerà attendere il XIII secolo per rilevarne una maggiore diffusione, avvenuta per opera dei monaci cistercensi e domenicani, i quali ne furono i maggiori propagatori. Tra questi si annovera il beato Alano della Rupe (1428-1475), un domenicano bretone, divenuto famoso per la sua particolare devozione al Santo Rosario.
A consolidare la devozione del Rosario hanno poi contribuito le varie apparizioni mariane, nelle quali, con materna sollecitudine, la Vergine ha invitato, e ci invita ancora oggi, alla preghiera quotidiana. In tutte le sue apparizioni, la Madonna ha sempre invitato gli uomini a pregare; non ha chiesto né suggerito nuove forme di preghiera, ma ha sollecitato le forme antiche di orazione, come quella del santo Rosario.
Pertanto, è necessario dedicare il giusto tempo alla preghiera (non frettolosa e quotidiana), per instaurare con Cristo un dialogo d’amore e amicizia.
La recita del Rosario è certamente una delle pratiche di orazione più efficaci, per entrare, attraverso la devozione a Maria, in comunione spirituale con il Signore Gesù, contemplando i misteri della loro vita.