OSPITARE DIO, OSPITARE L’UOMO

Gesù rinfacci al fariseo le sue omissioni di ospitalità perché ha omesso di dare il bacio di accoglienza che si dava sulle guance o sulle mani dell’ospite. Nel salmo 39 (38) si nota un’intensità drammatica del sofferente, che rispecchia quella del libro di Giobbe:

“Ascolta la mia preghiera, Signore,

porge l’orecchio al mio grido,

non essere sordo alla mia lacrima,

perchè presso di te io sono forestiero,

ospite come tutti i miei padri” (13).

Il sofferente rivolge a Dio la sua richiesta di perdono e la motiva con fatto che egli è forestiero e ospite di Dio nella terra dei suoi antenati. Infatti gli ospiti e i pellegrini godevano di particolari privilegi nella legge di Mosè: “Non  molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto” (Es 22,20). Anche nel Salmo 146 (145)si sottolinea la sacralità della legge sull’ospitalità. Il Signore, re potente e misericordioso protegge i forestieri, sostiene l’orfano e la vedova, le due categorie di persone più indifese, prive di difensore, ma per le quali Dio stesso si assume la loro difesa:

“Il Signore protegge i forestieri,

egli sostiene l’orfano e la vedova,

ma sconvolge la via dei malvagi” (9).

Anche la religione islamica richiama l’esempio di Abramo nel praticare l’ospitalità. Secondo alcuni detti (hadith) del profeta islamico Mohammad, l’ospite è l’inviato di Dio e come tale deve essere trattato. L’offerta di cibo è importante quanto la preghiera o la fede negli angeli. L’islam raccomanda, inoltre, al fedele musulmano di dare ospitalità al suo ospite il primo giorno e la prima notte che si presenta a lui; per due giorni successivi, l’ospitalità deve essere moderata. Il 4° giorno l’ospite deve andar via verso la sua destinazione. Ma se sceglie di restare, l’ospitalità si configurerà come un atto di carità.

Nel nuovo testamento

L’Antico Testamento ci ha consegnato un preciso messaggio sull’ospitalità, in particolare su quella rivolta allo straniero e ci insegna anche che da ospitanti possiamo essere a nostra volta ospitati con gratuità comune e quindi ridonare gratuitamente quello che abbiamo gratuitamente ricevuto. L’ospitalità è sacra e non negoziabile, per cui ogni fuggitivo deve poter trovare ospitalità nella nostra tenda. Il Nuovo Testamento non fa altro che confermare questi concetti e la pratica dell’ospitalità tenendo presenti le motivazioni e i fondamenti ch la determinano.

Il Prologo del Vangelo di Giovanni è affidato a un inno di straordinaria bellezza e densità, divenuto una delle pagine più celebri dell’intera Bibbia. L’incipit rimanda e allude tematicamente all’inizio delle Genesi: “In principio Dio creò il cielo e la terra… Dio ordinò…

Il Cristo è presentato come Logos (Parola, Verbo) che rimanda alla cultura greca ma che ha le radici nell’Antico Testamento, che celebrava la parola creatrice divina. Il “Prologo” è una celebrazione del Dio biblico che si incarna in Gesù Cristo per raggiungere e incontrare tutti gli uomini. Ma solo a coloro che hanno accolto il Verbo e continuano a credere in lui è riservato il dono della filiazione divina e i benefici dell’incarnazione.

“In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio

……………………

Veniva nel mondo la luce vera

quella che illumina ogni uomo.

Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio

……………………

E il verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi… (Gv 1,1.9-12;14).

Le attese dell’Antico Testamento vengono assunte e superate da Gesù di Nazareth. Ora la Chiesa e il Vangelo rappresenteranno i due poli sui quali si costituirà la nuova vita delle comunità cristiane, la comunione fraterna (koinÿnia), la condivisone e l’unità dello Spirito. Il comandamento dell’amore fraterno reciproco, manifestato nei servizi e nei ministeri concessi a ciascuno renderà la comunità trasparenza della persona e dell’opera di Cristo il quale passò facendo del bene. Alla luce di quanto abbiamo visto nell’Antico Testamento, possiamo affermare che l’origine di ogni apparizione di annuncio si trova in quei tre messaggeri che annunciano ad Abramo la nascita di Isacco. La sua esperienza di fede e la sua ospitalità, infatti, acquistano un valore universale e perenne e così anche quella di altri personaggi che non hanno lo stesso spessore del grande patriarca.

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