Come Pastore accorto e sensibile, Papa Francesco ha fatto dono alla Chiesa di un Giubileo straordinario dedicato al tema della misericordia di Dio. E anche questo evento fa parte della serie di gesti e parole, che rappresentano le uniche armi con cui egli combatte ogni giorno la buona battaglia della fede e che sono pienamente comprensibili ai piccoli del Vangelo nei quali egli ama identificarsi. È nell’ottica dei gesti e delle parole, densi di amore, che va inquadrato questo Giubileo. Perché sono essi da soli, capaci di contrastare quella cultura del possesso, del dominio, dello scarto che nelle società di oggi generano disastri umani ed ecologici. Compito fondamentale del Giubileo sarà quello di orientare lo sgaurdo di tutti i cristiani sul volto misericordioso di Dio, rivelatosi in Gesù, perché essi siano a loro volta testimoni efficaci con gesti e parole della tenerezza di Dio per quanti vivono nelle periferie dell’umanità e per coloro che si sentono lontani da Dio e senza speranza di essere da lui perdonati. La Chiesa, che Papa Francesco sta lentamente, ma progressivamente traghettando verso una riforma alla luce del Vangelo, anche in questo Giubileo si rispecchia in un’icona esemplare, che è Maria di Nazareth, che in quest’anno straordinario sarà invocata dai cristiani con il titolo di “Madre della misericordia”. Per Papa Francesco questo titolo è tutt’altro che sdolcinato, o pietistico, o peggio depistante, nel senso che fa di Maria un rifugio benigno, rispetto a Dio, visto come giudice severo e senza pietà. Al contrario, egli ci fa vedere come Maria è tuttaavolta dalla misericordia di Dio, che si è chinato su di lei e proprio per questo ella è testimone di misericordia: non fonte della misericordia, ma stumento e porta della misericordia divina. Lo stesso titolo che da secoli la Chiesa attribuisce alla Vergine “Madre di misericordia”, nato dalla coscienza profonda e collettiva che Maria incarna le attese di tutta l’umanità, anzi con la sua figura femminile e materna è vicina a tutte le situazioni della vita umana, ha tanti significati, che una teologa di oggi così ha sintetizzato: «Non si tratta dello stereotipo della donna debole, ma quello forte della donna attiva”. Maria, Madre di misericordia, è colei che confessa la misericordia di Dio, ma anche colei che promuove la misericordia tra gli uomini, come scrive San Paolo, con “i sentimenti di Cristo Gesù”». Il percorso che, in questi primi mesi del Giubileo, Papa Francesco ci ha spianato, per scoprire la varietà di sentimenti e atteggiamenti alla luce di Maria, Madre della misericordia, apre già tanti spiragli per la missione della Chiesa nel presente e nel futuro. Nella bolla d’indizione del Giubileo della Misericordiae vultus (11 aprile 2015), è emblematica l’indicazione della data di apertura dellla Porta Santa a Roma, l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione. È la festa liturgica che indica il modo di agire di Dio fin dai primordi della storia umana: è la rivelazione della realtà interiore ed esteriore di Dio, che in Maria, redenta in modo sublime in vita di Cristo, coinvolge ogni persona e tutto il creato. Dio, ha affermato il Papa, nella Messa di apertura del Giubileo: «Non è solo Colui cehe perdona il peccato, ma in Maria giunge fino a prevenire la colpa originaria… L’inizio della storia di peccato nel giardino dell’Eden, si risolve nel progetto di un amore che salva». Per questa ragione, conclude: «Attraversare la Porta Santa, dunque, si faccia sentire partecipi di questo mistero di amore, di tenerezza. Abbandoniamo ogni forma di paura e di timore, perché non si addice a chi è amato: vivamo piuttosto la gioia dell’incontro con la grazia che tutto si trasforma». Per rendere viva questa realtà di grazia e di perdono, la Chiesa in quella data, è stata invitata a non trascurare l’opera del Concilio Vaticano II, che è proprio l’8 dicembre 1965 si concludeva. Così l’ha definito Papa Francesco «Un vero incontro tra la chiesa e gli uomini del nostro tempo… un percorso per andare inocntro ad ogni uomo là dove vive… per portare la gioia del Vangelo e portare la misericordia e il perdono di Dio». “Gioia del Vangelo” e “Misericordia per tutti”sono le due vive del servizio regale della Chiesa nel mondo di oggi, perché sono il cuore del suo mistero. Commentando l’antico inno “Salve, Mater misericordiae”dopo aver aperto la Porta Santa della basilica di Santa Maggiore, il 1° Gennaio 2016, Francesco ha sottolineato la compassione di Maria, che si fa pellegrino con noi nel cammino della vita e che prorpio ai piedi della Croce del suo figlio si manifesta nella sua grandezza: «In quel momento, Maria è diventata per tutti Madre del perdono… icona come la Chiesa deve estendere il perdono a quanti lo invocano. La Madre del perdono insegna alla Chiesa che il perdono offerto sul Golgota non conosce limiti. Non può fermarlo la legge con i suoi cavilli, né la sapienza di questo mondo con le sue distinzioni» Potremmo concludere con le parole di Mons. Bruno Forte: «Maria non chiama alla conversione, presentando la durezza del Giudice, ma la misericordia ferita, il cuore appassionato e colmo di tenerezza del nostro Dio».