LE DUE BESTIE E L’DOLATRIA DEL POTERE 

La Parola

Vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo. La bestia che io vidi era simile a una pantera, con le zampe come quelle di un orso e la bocca come quella di un leone. Il drago le diede la sua forza, il suo trono e la sua potestà grande. Una delle sue teste sembrò colpita a morte, ma la sua piaga modale fu guarita. Allora la terra intera presa d’ammirazione, andò dietro alla bestia e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia e adorarono la bestia dicendo: “Chi è simile alla bestia e chi può combattere con essa?”. Alla bestia fu data una bocca per proferire parole d’orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. Essa apri la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo. Le fu permesso di far guerra contro i santi e di vincerli: le fu dato potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione. L’adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello immolato.

Chi ha orecchie ascolti.

Colui che deve andare in prigionia, andrà in prigionia:

colui che deve essere ucciso di spada, di spada sia ucciso.

In questo sta la costanza e la fede dei santi.

Vidi poi salire dalla terra un’altra bestia. che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, che però parlava come un drago, essa esercita tutto il potere della prima bestia in sua presenza e costringe la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima bestia, la cui ferita mortale era guarita. “Operava grandi prodigi, fino a fare scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini. Per mezzo di questi prodigi, che le era permesso di compiere in presenza della bestia, sedusse gli abitanti della terra dicendo loro di erigere una statua alla bestia che era stata tema dalla spada ma si era riavuta. Le fu anche concesso di animare la statua della bestia sicché quella statua perfino panasse e potesse far mettere a morte tutti coloro che non adorassero la statua della bestia. “Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. “Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei.

Per la lectio

Questo capitolo appartiene ad un insieme letterario in cui ricorre il termine segno”. Questa parola si trova solo tre volte nell’Apocalisse, sempre al singolare, rispettivamente in 12,1.3; 15,1. Nella sezione c’è uno sviluppo narrativo articolato sul contrasto tra le figure protagoniste del primo e secondo segno, rispettivamente la “donna” e il “drago”. Dal punto di vista teologico, la sezione, nei vari quadri simbolici che presenta, esprime la situazione della chiesa la “donna” e la sua “discendenza” che, in contrapposizione con le forze del male che si rendono concrete nella storia umana è impegnata ad esprimere il Cristo. I tre segni esprimono dei messaggi che la comunità dovrà decifrare ed applicare alla sua realtà storica.

Giovanni vede uscire dal mare la prima bestia (13,1). Come la bestia della visione di Dan 7, anche questa sorge dall’abisso cosmico, evocato dal mare. il

mare designa l’Occidente e, di riflesso, Roma. Le dieci corna e le sette teste trovano la loro spiegazione nel cap 17,7.9.12. La spiegazione, in verità, è abbastanza misteriosa: Giovanni ci riferisce che sulle sette teste erano scritti “titoli blasfemi”. Vi si deve certo scoprire un’allusione ai titoli divini che si arrogavano gli imperatori il drago sta aspettando questa creatura, che lui stesso ha fatto salire dall’abisso, e le trasmette la propria potenza (13,2b). Il drago, simbolo del male il “tentatore” della Genesi, agisce per delega: trasmette, infatti, a due bestie la sua potenza, il suo trono e il suo immenso potere. Torna in mente la terza tentazione di Cristo (Mt 4,8-9).

13,3: la bestia apocalittica, autentico strumento nelle mani del drago, è colpita da una ferita che pare mortale. Questo sembra indicare che il mostro gode di una capacità di rigenerazione sorprendente, di una prodigiosa sopravvivenza e vitalità Non è invulnerabile, ma rivive sempre: sembra colpito a morte, ma risorge. Ha una forma vitale straordinaria. Appare una sorta di parallelismo tra questa bestia e “l’Agnello come sgozzato” e tuttavia vivente. Questo essere mostruoso sembra dover riempire il mondo. agire nel mondo, esservi presente per farvi dilagare il proprio potere per sempre 13,3b-4: Giovanni evidenzia che, mediante la bestia, è adorato il drago. Comincia una parodia della liturgia in onore dell’Agnello perché tutta la terra  si prostra in adorazione del drago, per la mediazione della bestia. Giovanni possa poi a descrivere il comportamento della bestia sulla terra (13,5). Il dominio della bestia è descritto con tratti propriamente religiosi: l’adoreranno. Giovanni sembra dire che quelli che non seguono Cristo nel suo mistero pasquale seguono necessariamente la bestia. Giovanni termina questa descrizione della prima bestia con una frase che rileva l’importanza della visione: «Chi ha orecchio, ascolti» (13,9). È un mistero che va compreso. Nessun appello alla rivolta armata contro la potenza della bestia, come dice la fine del versetto:

«In questo sta la costanza e la fede dei santi» (10c). L’arma è quella della perseveranza o costanza (in greco: hupomoné) e della fede, ossia della fedeltà. Ai cristiani è chiesto di rimettersi interamente alla potenza dell’Agnello, quindi di Dio.

13,11: Giovanni vede salire un’altra bestia, questa volta dalla terra. A differenza della prima bestia, essa è descritta con apparenze modeste. Per arrivare ai suoi fini, essa utilizza tre procedimenti:

  • fa uso di un potere prestigioso (13,13-14a). Giovanni insiste sui prodigi: veri poteri magici che qui simulano il miracolo d’Elia. La seconda bestia organizza e realizza dei fatti straordinari per dare credito alla prima;
  • fa erigere una statua in onore della prima bestia (14b): forse si ha qui

un’evocazione del culto reso alla statua e alle immagini dell’imperatore romano. Non si tratta solo di una statua: c’è anche e soprattutto un’immagine morale che gli uomini, sempre sotto la pressione della seconda bestia, si costruiscono dello Stato che si fa adorare;

  • anima la statua della prima bestia e ne rende il culto obbligatorio (15).

Essa dà quindi una specie di soffio, di spirito di menzogna al culto imperiale (13,16-17). Il culto della bestia non è dunque una faccenda privata, ma pubblica. L’appartenenza alla prima bestia condiziona la vita sociale intesa come un interscambio d’acquisti.

A questo punto Giovanni rivela la cifra e invita ad un’acuta intelligenza (13,18). Alcuni manoscritti invece di 666 hanno 616. 666 designerebbe Nerone, 616 Kaisar Theos (“Cesare è Dio”). Sembra del tutto probabile che si tratti di una designazione segreta dell’imperatore romano divinizzato.

Discernimento

La Chiesa si trova a confronto con le due bestie che sono i simboli del potere politico e del potere spirituale che domineranno la terra, simboli di Roma e dell’impero romano, lo Stato che instaura il suo potere assoluto sul mondo. Secondo l’Apocalisse, la storia tende ad assumere una struttura politica che si potrebbe definire di “Stato totalitario”. Questa è la realtà da cui la Chiesa e messa in guardia. Il pericolo che minaccerà continuamente la Chiesa è questa struttura politica pagana spinta all’assoluto. È richiesta la costanza della fede e il discernimento coraggioso, per prestare attenzione al disegno di Dio che si fa strada attraverso gli avvenimenti, senza lasciarsi distrarre o incantare dalle apparenze.

Quando scopri l’arroganza e la bestemmia, l’intolleranza del dissenso, la pretesa del potere di uno solo, la violenza del consumismo e della propaganda organizzata, la pretesa di qualcuno trasformarsi in dominio universale, non lasciarti ingannare dai pochi o molti aspetti affascinanti o positivi che ci possono essere, ma spingi lo sguardo più a fondo e ti accorgerai che questi aspetti positivi sono una maldestra controfigura di Cristo e che il loro scopo è di trarre in inganno.

A chi sa ascoltare, infine, è richiesto il martirio, in altre parole la resistenza non violenta. Cristo non ha creato nel mondo uno spazio di sicurezza per i suoi. Cristo non impedirà che il cristiano muoia, come i! Padre non lo ha impedito per lui. La prigionia e perfino la morte sono il segno che la potenza

della bestia sarà sconfitta.

Visione

Nell’Eucaristia si celebra la memoria della consegna di Gesù alla morte e della vittoria della risurrezione. È la contestazione d ‘ogni potere assoluto!      L ‘Eucaristia ci orienta casi ai poveri. «Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non trascurarlo quando si trova nudo. Non rendergli onore nel tempio con stoffe di seta, per poi trascurarlo fuori, dove patisce freddo e nudità. Infatti, colui che ha detto: “Questo è il mio corpo” e il medesimo che ha detto “voi m avete visto affamato e non mi avete nutrito”. A che serve che la tavola di Cristo sia sovraccarica di calici d’oro, quando egli muore di fame? Tu fabbrichi un calice d’oro e non dai un bicchier d’acqua. Addobbando la sua casa, bada di non disprezzare tuo fratello che soffre, perchè questo tempio è più prezioso di quell’altro… Chi pratica l’elemosina esercita una funzione sacerdotale. Vuoi vedere il tuo altare? Quest’altare e costituito dai membri che appartengono al corpo di Cristo. E il corpo del Signore diviene per il tuo altare. Veneralo. È più augusto che l’altare di pietra dove celebri il santo sacrificio. E tu onori l’altare che riceve il corpo di Cristo e disprezzi quello che è il corpo di Cristo. Quell’altare, ovunque ti è possibile contemplarlo: nelle strade, sulle piazze, e ad ogni ora tu puoi celebrarvi la liturgia»

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