Cardine e Scopo della storia umana (Prima Parte)
Tutti i popoli dell’antichità a.C. sono stati sempre succubi di false e strane aberrazioni religiose. Era questa una situazione talmente radicata da poter essere considerata una legge universale: la si riscontra non solo nelle tribù selvagge, ma anche nelle nazioni antiche di cultura più avanzata: l’Egitto, l’Assiria, la Fenicia, la Grecia, Roma.
Ci limitiamo a questi popoli considerati più progrediti e colti: intanto perché ci è rimasta una documentazione abbondante e precisa di persone colte, e soprattutto dei loro filosofi, che affrontarono con interesse e competenza il fatto religioso; senza mai pervenire a una soluzione razionale appagante. I loro risultati furono così deludenti da farli sperare, non sembri strano, in un aiuto dall’alto.
Falso oncetto della divinità
Sono assurti a dignità divina con gli onori di conseguenza come tali una infinità di esseri di ogni genere, nessuna creatura esclusa: eroi, principi, nonché le anime dei trapassati (manismo), gli animali (zoolatria), le piante, il sole (eliolatria), la luna, il vento, le selve, le sorgenti (animatismo, feticismo).
Greci e Romani, i popoli più civili dell’età classica, personificarono e divinizzarono le forze e i fenomeni della natura, inventando con la loro fantasia i miti più strani con relative teogonie e cosmogonie. Furono così adorate, con onori divini relativi, statue di pietra, di legno, di terracotta, è stata ammessa l’esistenza di legioni di esseri divini, più o meno uguali, gerarchizzati sotto un capo: politeismo; ma anche il capo è stato a sua volta sottoposto al fato.
Il culto
Nel mondo pagano il motivo del culto e dell’onore che si rendeva agli dèi si risolveva in una richiesta di salute, di ricchezza, che fossero allontanate le avversità e i pericoli; non c’era affatto il desiderio di ottenere la forza di essere giusti ed onesti. Si ringraziavano perciò le divinità per i favori terreni. Il culto interiore sul piano spirituale non esisteva.
Le cerimonie culturali erano fastose, ma spesso futili e perfino crudeli ed oscene. In non pochi santuari era in vigore la prostituzione sacra, si esponevano immagini oscene nelle feste; la dormizione sacra nei templi di Iside e di Esculapio; l’immolazione di vittime umane praticata non solo nelle tribù barbariche, ma anche nella civile Siria, nella Fenicia, in Grecia e perfino a Roma.
Ottaviano, scrive Svetonio nel suo Octavanus c.15, dopo la battaglia di Perugia (40 a.C.) fece sacrificare sull’ara del Divo Giulio trecento nobili di quella città.
Umiliata la dignità della persona
La spiritualità e l’immortalità dell’anima sono le verità che danno dignità all’essere umano; ma venivano negate o messe in dubbio.
Marco Tullio Cicerone, politico, filosofo e scrittore del I secolo a.C., dopo avere espresso delle ipotesi contrastanti tra loro (Tusculane, lib. V, c. 9-11) concludeva: «Di queste opinioni solo un qualche dio saprà quale sia la vera; è molto discusso quale sia la più verosimile». Platone, dopo avere scritte pagine bellissime sull’immortalità dell’anima, confessava che il suo non era un pensiero sicuro (Apologia di Socrate, c. 32). La piaga più grande nel mondo pagano che mortificava la persona era la schiavitù per la quale servile caput nullum Jus habet, il servo, lo schiavo non ha alcun diritto; e ancora, le misere condizioni della donna nella famiglia, la statolatria, la tirannia dei governatori, e lo strapotere della patria potestas.
Moralità scadente perfino degli dèi
Da sistemi e credenze esaminate così deprorevoli, ne seguiva una moralità molto bassa, tanto più che i vizi giustificavano con i cattivi esempi degli dèi. Nel Libro della Sapienza scritto in Alessandria d’Egitto nel I secolo a.C. che fa parte della Bibbia. Vi leggiamo (14,23-29) una descrizione raccapricciante della moralità del paganesimo, effetto di una religiosità priva di valori anche solamente umani. La riportiamo:
«Essi celebrano riti di iniziazione infanticidi o misteri occulti o banchetti orgiastici secondo strane usanze; non conservano puri né la vita né il matrimonio, ma uno uccide l’altro a tradimento o l’afflige con adulterio. Tutto vi è mescolato, sangue e omicidio, furto e inganni, corruzione slealtà, tumulto, spergiuro, sconcerto dei buoni, dimenticanza dei favori, corruzione di anime, perversione sessuale, disordini nei matrimoni, adulterio e impudicizia. L’adorazione di idoli innominabili è principio, causa e culmine di ogni male. Infatti coloro che sono idolatri vanno fuori di sé nelle orge o profetizzano cose false o vivono da iniqui o spergiurano con felicità. Ponendo fiducia in idoli inanimati, non si aspettano un castigo per aver giurato il falso. Ma per l’uno e per l’altro motivo, li raggiungerà la giustizia, poiché concepirono un’idea falsa di Dio, rivolgendosi agli idoli, e perché spergiurarono con frode, disprezzando la santità».
Il popolo ebreo non cerca Dio ma è cercato da Dio
Circa 1800 anni a.C. Dio si manifesta ad Abramo che abita a Carran, nella Mesopotamia. Gli dice «Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò… Abramo prese la moglie Sara… e tutti i beni e i servi che aveva, e partì… Arrivarono al paese di Canan (la Palestina, n.d.r.)… Una sera il Signore condusse Abramo fuori della tenda e gli disse: Guarda il cielo e conta le stelle, se riescia a contarle, e soggiunse: Tale sarà la tua discendenza…».
Abramo ebbe un figlio chiamato Isacco, Isacco ebbe un figlio chiamato Giacobbe, il quale fu padre di 12 figli maschi i quali, recatisi in Egitto formarono 12 tribù: un vero popolo, basata sui 10 Comandamenti.
A Gerusalemme poi il re Salomone costruì un Tempio con l’altare per offrire il sacrificio a Dio. Al di là dell’altare c’era il santuario: un ambiente diviso in due da una tenda: al di qua della tenda c’era l’altare dell’incenso e una tavola ove erano depositati 12 pani quante le tribù del popolo ebreo, al di là della tenda era depositata l’Arca dell’Alleanza: una cassa dorata, nella quale erano state depositate le Tavole della Legge con impressi i 10 Comandamenti: qui entrava una volta all’anno il Sommo sacerdote per aspergerlo col sangue dell’agnello sacrificato.
Questa narrazione è telegrafica ed essenziale, tanto quanto il lettore possa capire che, in mezzo ai popoli pagani politeisti e adoratori di tante false divinità, c’era un popolo che credeva in un solo Dio, e per affermare l’unicità di un solo Dio aveva un solo Tempio e un solo Altare. Al di fuori di Gerusalemme gli ebrei sparsi tra gli altri popoli avevano la loro Sinagoga: vi si riunivano il Sabato, per leggere e ascoltare quanto scritto dai Profeti ispirati da Dio e pregare. Questo popolo non ebbe né filosofi, né intellettuali, né artisti particolarmente importanti. Ebbe solo profeti che ispirati da Dio parlarono, scrissero o dettarono per educare il popolo di Abramo in vista e in attesa del Messia, di Colui che ci avrebbe salvato dal peccato per condurci con Sé in Paradiso.