L’apostolo Paolo nella sua lettera indirizzata alla comunità cristiana di Roma parla della “logica del servizio” capace di trasformare tutta la nostra vita in un “sacrificio vivente” di preghiera e di ringraziamento a Dio (Rom 12,1).
Il lavoro, l’amore e gli affetti che danno senso alla vita, i numerosi impegni che riempiono le nostre giornate possono essere trasformati ed avere un nuovo significato se visti come occasioni in cui rendere concreto l’amore di Dio. Spesso però viviamo in un mondo dove la gratuità la solidarietà, la condivisione diventano un “optional” dimenticando che il Figlio di Dio incarnandosi ha dato una nuova dignità alle opere ed ai giorni degli uomini. Gesù infatti ha lavorato con mani d’uomo ed ha amato con cuore vero, il cristiano allora riconosce nelle attività di ogni giorno lo strumento con il quale intervenire per conformarsi al progetto di Dio a beneficio dell’intera famiglia del mondo. Il cristiano in questo mondo sa di servire la causa di Dio nella causa dell’uomo. Rendere più umano questo mondo è servire il Signore. L’apostolo Paolo in una sua lettera ci parla della “ricapitolazione” di tutte le cose in Dio. Nella fatica dei giorni, l’offerta a Dio della nostra vita può diventare il mezzo per una comunione sempre più profonda con il Signore, unico redentore dell’uomo (Ebrei 13). Chiamati a servire impegnandoci ogni giorno, non possiamo perderci d’animo, né cedere alla disperazione ed allo scetticismo. Il segreto vero sta nell’incontro fedele e perseverante con il Signore Gesù… anche nella prova e nella persecuzione i discepoli rimangono “pieni di gioia e di Spirito Santo” (Atti 13,52). La vera gioia è un frutto dello Spirito, che scaturisce dal nostro rimanere in Dio pregando e celebrando il suo amore per noi. La gioia si lega alla carità. Servire è farsi collaboratori di tutti. Lo Spirito delle beatitudini è la nota fondamentale della vita cristiana in chi lo vive è Cristo che continua la sua opera tra gli uomini.