IL CAMMINO VERSO LA CROCE – Prima Parte (Mc8,27-10,52) 

Non dobbiamo mai dimenticare che la vita è immersa nel dolore.

La sofferenza è compagna di strada inseparabile di ogni uomo. Una parte te la procuri con i tuoi lati negativi, un’altra te la procurano gli altri che gioiscono nel farti del male. Spesso ci sembra di essere perseguitati… siamo proprio in una valle di lacrime… C’è una risposta a tutto questo? L’unica possibilità di uscirne non sono le sostanze, le ubriacature, che ci fanno stare peggio di prima, o c’è una via di salvezza?

Il dolore è la porta del senso, se rimane chiusa non troviamo risposta. Chi ce la apre? Gesù fa una fatica infinita a far capire ai suoi discepoli che questa strada è decisiva per ogni vita, che la croce da scandalo diventa strumento di vita… Dopo che se lo sono chiesti in tanti “chi è Gesù”?, ora è lui stesso che domanda ai suoi discepoli cosa pensa la gente di lui? Solo l’apostolo Pietro riesce ad andare oltre le opinioni correnti: Gesù non è solo un grande profeta; è il Messia. Ma neanche Pietro si rende pienamente conto di cosa significhi per Gesù essere il Messia. Egli non pensa ad un messianismo glorioso, ha scelto invece la strada del servizio e del dono. Per tre volte Gesù annuncia chiaramente il destino a cui va incontro in modo consapevole e per tre volte registra l’incomprensione dei discepoli, i quali non vogliono capire né croce né resurrezione (cfr 9, 10). Ma Gesù continua la sua strada, sul monte della trasfigurazione il Padre dichiara che Gesù è il Figlio prediletto è che lui che bisogna ascoltare. Con questa conferma Gesù continua il suo cammino verso Gerusalemme. E di volta in volta affronta diverse tematiche: che fare parte di una comunità significa essere uomini aperti, servitori disinteressati degli altri, che vivono i tre grandi problemi dell’affettività, del denaro e dell’autorità non secondo la logica dell’io, ma secondo quella del dono di sé. Chi non ha il cuore libero, pur desiderandolo, non ce la fa a seguire Gesù: è il caso del “giovane ricco” (Mc 10, 17-30) mentre il cieco di Gerico (Mc 10, 46-52), l’ultimo miracolato da Gesù ha il coraggio di gettare via il mantello di mettersi a seguirlo come un vero discepolo. In sintesi: Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio che pende dalla croce, è la speranza di ogni dolore e sofferenza. Da quella croce ha fatto nascere per noi vita piena e sovrabbondante. Il discepolo è colui che segue il maestro, alza l’orizzonte e sposta sempre più vicino a Lui la metà del suo cammino spirituale.

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