25 Gennaio: Conversione di San Paolo, festa
La festa della conversione di Paolo rivela la potenza della grazia che sovrabbonda dove abbonda il peccato (Cfr. Romani 5,20). Convertirsi secondo l’etimologia, è invertire la direzione. Ma Paolo, in cammino tra Gerusalemme e Damasco alla caccia dei cristiani, non è tornato indietro.
Una luce abbagliante, l’umiliazione della caduta, la cecità, e una voce: “Saulo perché mi perseguiti?”. “Chi sei, Signore?”. “Io sono Gesù il Nazareno”. Ancora una volta quell’Io sono, richiama le tante occasioni in cui Gesù Cristo si è rivelato così: Io sono la via, la verità, la vita; io sono la luce del mondo, io sono colui che sono.
Saulo diventa un uomo nuovo. Continuò sulla strada e raggiunse Damasco. Ma non come aveva immaginato, è condotto come un infermo, guidato per mano. La strada rimase quella, ma i suoi occhi ne vedevano una nuova. Quella vecchia lo portava verso l’odio, quella nuova verso la luce. Allora forse, convertirsi siginifica non tanto cambiare strada, ma trasformare la propria strada a partire da quello che si è.
Com’è bello poter dire: Signore io sono questo, con i miei limiti, con le mie qualità, ma io sono questo: dirlo davanti a tutti, senza paura di quel che pensano gli altri, peccatore sì, ma amato da Dio. Posso essere capito o meno, ma non posso non dire ciò che sono dinanzi a te. Questo fa parte di me, è la mia storia, il mio passato, con i miei sbagli e le mie scelte, e in tutto questo sentire la tua presenza che trasforma ogni giorno la mia vita, la ribalta e la rinnova davvero.
FILIPPO RAPPA