In ogni vocabolario umano si trovano sue bellissime parole, brevi, tuttavia molto impegnative: la parola “si” e la parola “grazie”. Purtroppo la parola “grazie” sembra assai ostica da pronunciare. Nel Vangelo c’è riportata la guarigione dei dieci lebbrosi. Uno soltanto ebbe il pensiero di tornare indietro per rendere grazie al Maestro.
Vi sono nella vita molte cose che non si possono pagare con il denaro, ma che si ricompensano con un sorriso, con un gesto di gratitudine. E la felicità di una famiglia dipende in gran parte dal modo come si esprime la gratitudine. Felice la casa, in cui i bambini si educano a dire “grazie”, a chi si dedica a loro, a chi ventiquattro ore su ventiquattro non pensa ad altro che al loro bene.
La vita è fatta di piccole cose… il “grazie” di un marito o di una moglie vale tutto l’oro del mondo… La gratitutidine è segno di rispetto. Per questo essa va direttamente al cuore. È una cosa buona imparare a ringraziare quelli che ci stanno attorno, se non stiamo attenti, rischiamo di essere gli eterni dimenticati. Cosa essenziale è pure il saper ringraziare Dio. Ringraziarlo per la sua immensa gloria, ringraziarlo anche per tutto ciò di cui siamo debitori. Non possiamo infatti enumerare i doni che Dio continuamente ci elargisce!
Lo dobbiamo ringraziare di essere nostro Padre, dal momento che abbiamo scoperto che siamo suoi figli. E ringraziare Dio di esserci Fratello, di essersi fatto uomo, affinchè in Lui e per Lui entrassimo a far parte della sua famiglia che è la Chiesa. E ringraziarlo di essere santificati dallo Spirito, che vuole farci entrare nelle profondità di Dio. E ringraziarlo per tutte le cose avute in dono. Ogni sera dovremmo ripetere: “Signore, ti ringrazio di avermi creata”.