(Atti cap 9)
Il persecutore nel nome della fede dei padri, Paolo fa ora esperienza di persecuzione. Ha deposto la forza ed ora si trova come pecora in mezzo ai lupi (Atti 20). Nel suo camminare per il Vangelo Paolo sa che ovunque incontrerà rifiuti ed opposizioni per quello che fa. Il suo vivere è “farsi tutto a tutti per guadagnarne il maggior numero” (1 Corinzi 9).
Paolo non si risparmia, non tiene distanze di sicurezza, il suo è un servizio totale al Vangelo. L’apostolo dà prova di grande docilità nei confronti dello Spirito. La sua predicazione dai giudei ai pagani trova una nuova modalità: Atene e Corinto sono le tappe decisive. Ad Atene Paolo riprende lo stile e i contenuti della sua predicazione fatta a Listra (Atti 14,15-17), parte dalla religiosità degli atenesi per correggerla. È venuto ad annunciare il “Dio ignoto” che essi adorano senza sapere chi sia. Questo Dio è l’Unico e il Creatore di tute le cose. Tutto ciò che vive trae da lui la propria esistenza. Paolo parla della risurrezione. Questa ultima affermazione suscita derisione e mette fine al confronto con gli Atenesi. Paolo lascia Atene alla volta di Corinto. In quella città predica ai giudei in sinagoga.
Nel frattempo giungono a Corinto anche Sila e Timoteo e Paolo si dedica totalmente alla predicazione, sottolineando che Gesù è il Cristo, nel quale si concretizzano le attese di Israele.
A Corinto parla di una visione del Signore, che lo esorta a continuare a parlare, in quella città si ferma un anno e mezzo per andarsene quando scoppierà contro di lui una nuova persecuzione (1 Corinzi). Paolo sperimenta la “forza e la sapienza” della croce vedendo come essa viene accolta dalla gente più semplice e constatando quanto sia capace di rinnovare la loro esistenza.
Ma sperimenta questa “sapienza e forza”, prima di tutto in se stesso, poiché la sua predicazione porta tutto questo frutto in un momento di grande smarrimento e debolezza. Paolo infatti ha paura del fallimento della propria missione o, teme che la fiducia riposta in Dio sia un azzardo.
I momenti critici che hanno spinto Paolo a veri e propri esodi sono stati tre: Damasco, Corinto ed infine la prigionia. Sono occasioni di dolore ma feconde, grazie alle quali Paolo comprende meglio il vangelo e dunque il volto del Padre e lasua missione di apostolo.
In Atti al capitolo 23 riflettiamo sull’arresto di Paolo e in Atti 25 l’appello a Cesare ed il suo traferimento a Roma per essere processato. Il suo viaggio nella capitale dell’Impero avviene all’ombra della croce. Paolo è “sulla stessa barca” di tutti. E annuncia una “buona notizia”: il Dio del quale è servo gli fa grazia di tutti i suoi compagni di navigazione. La benedizione di Dio salverà tutti dalla morte perché colui che è stato eletto per diffondere benedizione si è fatto compagno degli uomini.
È stando dentro al dramma della storia che l’apostolo annuncia la speranza che il Dio della vita ormai vive tra gli uomini. Paolo poi esorta tutti a prendersi cura di se stessi, di avere fiducia che la vita potrà vincere, a spezzare e condividere il pane insieme. La missione è “compiuta”: la vita degli uomini che Dio gli ha regalato è salva. Paolo ha annunciato la ”buona notizia” e ha ridato speranza, come Gesù si è fatto davvero e fino in fondo tutto a tutti.